Leishmaniosi, minaccia emergente. Cosa può fare la medicina veterinaria in Italia
La leishmaniosi, malattia causata dal protozoo Leishmania infantum, si può considerare una patologia emergente oggi in Italia. Una volta confinata alle regioni meridionali, la parassitosi si espande verso Nord, complici i cambiamenti climatici e altre dinamiche antropiche. Si tratta di un'affezione che si manifesta in forme cutanee e viscerali, dunque impegna i veterinari e i proprietari di cani, coinvolgendo anche medici specialisti in igiene e infettivologi.
Un convegno organizzato da Boehringer Ingelheim Animal Health, patrocinato dall'Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani (ANMVI), ha riunito esperti di diversa estrazione per analizzare la diffusione epidemiologica della leishmaniosi e tracciare strategie di prevenzione. I dati indicano che la prevalenza della malattia nei cani varia significativamente tra le regioni, raggiungendo il 48,4% in alcune aree, con punte annuali del 13,1% in Puglia. Tuttavia, è nelle regioni tradizionalmente ritenute indenni, come Lombardia, Piemonte e Liguria, che si registrano nuovi focolai di infezione, indicando una significativa modifica dei confini epidemiologici della zoonosi.
Secondo Gioia Bongiorno, ricercatrice presso l’Istituto Superiore di Sanità, l’aumento delle temperature medie ha contribuito all’espansione delle aree di insediamento del flebotomo, vettore del parassita. “I cambiamenti climatici stanno trasformando la stagionalità di questi insetti”, spiega Buongiorno. Il flebotomo è ora attivo per periodi più estesi durante l'anno, favorendo una maggiore incidenza della malattia sia nei cani sia nell’uomo.
Gli esperti sottolineano l’importanza dell’approccio One Health, che riconosce la necessità di muoversi in maniera sinergica considerando salute umana, animale e ambientale come un unico sistema interconnesso. Emanuele Ferraro, Head of Pets&Equine presso Boehringer Ingelheim Animal Health, ha evidenziato come un approccio globale e sostenibile alla salute sia cruciale per affrontare malattie complesse come la leishmaniosi.
Occorre fare leva sul rapporto tra medici veterinari e proprietari dei cani. Domenico Otranto, professore di parassitologia presso l’Università di Bari, ha ribadito l'importanza di una prevenzione efficace per contenere la diffusione della malattia. “I cani devono essere protetti da marzo a ottobre con prodotti adeguati”, afferma Otranto, sottolineando che i costi della prevenzione sono notevolmente inferiori rispetto a quelli richiesti per le cure. Tuttavia, lo studio rivela che solo il 47% dei proprietari adotta misure preventive, un dato che evidenzia la necessità di campagne di sensibilizzazione mirate.
L'impatto sulla salute pubblica comporta una sfida crescente per i medici. Alessandro Bartoloni, ordinario di Malattie Infettive e Direttore del Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica dell’Università di Firenze, ha messo in guardia sull’impatto crescente della leishmaniosi umana in Italia. Sebbene il numero di casi sia relativamente contenuto, con qualche centinaio ogni anno, il primato italiano nell’incidenza di leishmaniosi cutanea e viscerale è motivo di preoccupazione. Bartoloni ha inoltre sottolineato l'importanza della diagnosi precoce, invitando i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta a una stretta collaborazione con i veterinari.
In definitiva, la leishmaniosi è un problema multidimensionale che richiede una risposta collettiva e integrata. Marco Melosi, Presidente ANMVI, ha invitato la comunità dei medici veterinari a considerare la leishmaniosi come una priorità. Grazie a un maggiore dialogo tra scienza e società, si può sperare in una gestione più efficace di questa emergenza, che non riguarda solo la salute animale, ma anche quella umana.
