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Musumeci, chi è il chirurgo che ha operato Napolitano

Chi è Francesco Musumeci, il luminare che ha operato il presidente emerito Giorgio Napolitano? Specialista in chirurgia generale e cardiochirurgia, Musumeci (nella foto sotto il titolo) è nato il 29 agosto 1953 a Palermo, in questa città si è laureato in medicina nel luglio 1977. Tre anni dopo lascia l'Italia per iniziare un training in cardiochirurgia presso il Royal Liverpool Children’s Hospital in Gran Bretagna. Si è perfezionato nei più qualificati ospedali londinesi e in Australia presso il Royal Children’s Hospital. Primario cardiochirurgo presso l’University Hospital of Wales, nel 1998 è stato invitato a tornare in Italia per dirigere il Centro di cardiochirurgia dell'Ospedale San Camillo di Roma, che ha moltiplicato per cinque i volumi di attività passando da 200 a 1200 interventi a cuore aperto l'anno, unico istituto della Regione Lazio a eseguire trapianti di cuore e l’unico nel centro-sud Italia a avere sviluppato un programma per l’assistenza ventricolare meccanica.

In qualità di presidente della Società Italiana di Chirurgia Cardiaca (Sicch), in occasione del meeting internazionale organizzato a Roma il 24 e 25 novembre scorso per il cinquantenario della società scientifica, il professor Musumeci ha tenuto una prolusione nella quale ha tracciato un profilo di mezzo secolo di cardiochirurgia in Italia, con particolare riguardo alla gestione dei pazienti anziani, proprio come il presidente Napolitano, che alla sua veneranda età è stato sottoposto a un intervento per aneurisma dissecante dell'aorta risolto con successo.

In Italia si è passati da poche migliaia di interventi a circa 50mila operazioni ogni anno, ha detto l'illustre clinico, con un tasso di mortalità che si è progressivamente ridotto nonostante oggi vengano operati al cuore pazienti sempre più anziani con un rischio più elevato per la presenza di patologie associate. Il continuo progresso della tecnologia consente di intervenire chirurgicamente anche in pazienti ultra ottantenni, in passato considerati candidati marginali alla chirurgia cardiaca. Proprio questa tipologia di soggetti costituisce la maggioranza dei soggetti trattati. Tutto questo è stato possibile per una continua evoluzione e un continuo miglioramento delle tecniche chirurgiche e delle modalità di assistenza.

Gli ultraottantenni, commentava il presidente Sicch, possono affrontare interventi impegnativi con un rischio operatorio contenuto che non supera nella grande maggioranza dei casi il 5%, e questo nonostante la complessità clinica di questi pazienti. L’evoluzione tecnologica ha consentito inoltre di mettere a punto tecniche meno invasive e meno traumatiche. Oggi si guarda con grande interesse all'utilizzo di tecniche trans-catetere, che permettono di intervenire senza aprire il torace e senza la necessita della circolazione extra-corporea, garantendo così un recupero più rapido.

In questi cinquanta anni si è assistito anche a un cambiamento nell'epidemiologia delle patologie che richiedono una correzione sul cuore. Negli anni passati il 60-70% degli adulti che andavano incontro a intervento cardiochirurgico erano affetti da patologia coronarica, e l’intervento prevalente era il by pass aorto-coronarico. Oggi, con l’aumento dell’età media della popolazione assistiamo a un aumento delle patologie valvolari la cui incidenza cresce con l’età. Gli interventi sulle valvole cardiache oggi rappresentano più del 60% della casistica in tutte le cardiochirurgie italiane. L’operare pazienti sempre più anziani ha portato i cardiochirurghi italiani a confrontarsi quotidianamente con la necessità di effettuare una stima del rischio individuale più precisa e obiettiva. Per questo si è fatta sempre più stretta la collaborazione tra i cardiochirurghi e le agenzie governative deputate alla valutazione degli esiti degli interventi di cardiochirurgia. Con la tecnologia oggi a disposizione e con una valutazione attenta del rischio chirurgico dei pazienti, concludeva Musumeci, possiamo ottimizzare con sempre maggiore precisione le strategia di trattamento verso questa fascia di popolazione così delicata.

Alessandro Malpelo, QN Quotidiano Nazionale

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