Rivoluzione oncologia, favorire il dialogo col paziente
La medicina è sempre stata in costante evoluzione. Le nuove terapie biologiche nel cancro, ad esempio, riescono ad agire talvolta, non sempre, anche in presenza di malattia diffusa, con metastasi. Ci sono casi di persone che si stabilizzano, che possono convivere con un tumore inoperabile per molti anni con qualità di vita buona, un processo detto di cronicizzazione del focolaio neoplastico.
Ma come raccontare le ricerche senza farsi illusioni, senza suscitare aspettative di guarigioni improbabili o miracolose? Se ne è discusso a Milano in occasione dell'incontro CommuniCare ovvero Comunicare l'oncologia in uno scenario in continua evoluzione, meeting organizzato dal professor Alberto Sobrero, direttore del Dipartimento emato-oncologico presso l'ospedale Policlinico San Martino di Genova, alla presenza di specialisti e rappresentanti delle istituzioni.
I progressi si possono riscontrare a vari livelli. Le persone che sono già guarite grazie a interventi chirurgici, e che proseguono con terapie adiuvanti, vedono aumentate ulteriormente le chance di guarigione. Nel caso della mammella siamo nell'ordine dell'85 per cento dei casi trattati. Negli anni si assiste poi a un miglioramento quantitativo del beneficio clinico nelle malattie avanzate trattate, la curva di sopravvivenza guadagna terreno rispetto a quanti gettano la spugna e non fanno nulla.
Terzo elemento di progresso è la possibilità di guarigione nella malattia disseminata, questa la vera novità, ma come comunicarla? Occorre praticare al meglio la medicina, attingendo alle evidenze, ai trial clinici, il medico deve tenere presente priorità e valori del paziente, in questa ottica si inserisce l'iniziativa del portale www. youtumor.org nel quale si spiega che cos'è la malattia, a cosa può andare incontro.
L'obiettivo di YouTumor è quello di creare consapevolezza senza sostituirsi allo specialista, anzi si propone di supportare il dialogo coi professionisti della sanità. Aiutando i malati e i loro cari a capire meglio la malattia, diventa più facile accettare e condividere le decisioni e, in condizioni critiche, questo migliora la qualità della vita, alleviando angoscia e tensione.