Ricerca, giovani e futuro: talenti al lavoro per un mondo migliore
IBSA Foundation ha celebrato il talento di sei giovani scienziati, premiando la loro intraprendenza nell’ambito della ricerca indipendente. L’evento “Ricerca, Giovani e Futuro”, organizzato per la cerimonia di conferimento delle IBSA Foundation Fellowship, ha messo in luce non solo i vincitori, ma anche tantissimi concorrenti che hanno preso parte alle selezioni portando in dote i loro progetti e la loro preparazione. Nel corso della conferenza stampa di presentazione si sono riepilogati i dati salienti: 259 candidature da 45 paesi, numeri da record che dimostrano quanto questa iniziativa sia diventata un punto di riferimento internazionale. E l’Italia? Svetta con le sue 95 candidature, confermando una tradizione di eccellenza accademica consolidata, seguita dagli Stati Uniti e dall' accoppiata Spagna-Svizzera.
Ma oltre ai numeri, ogni progetto vincente racconta una storia. Ilaria Chiaradia, ricercatrice della Sapienza, Università di Roma, ad esempio, ha confermato l’Italia tra le nazioni capofila entrando nella rosa dei magnifici sei che portano a casa il trofeo e la relativa dotazione. Un risultato che rafforza la leadership tricolore: dal 2012 a oggi, 25 connazionali hanno conquistato il prestigioso riconoscimento, scavalcando Cina e Spagna in vetta alla classifica.
A discutere del valore della ricerca e delle prospettive future, una tavola rotonda moderata da Luca Carra, giornalista scientifico, con ospiti illustri: Alberto Mantovani, direttore scientifico emerito dell’IRCCS Istituto Clinico Humanitas; Irene Bozzoni, biologa molecolare alla Sapienza Università di Roma; e i membri del Board scientifico di IBSA Foundation Andrea Alimonti, Antonio Musarò e Domenico Salvatore.
Ogni grande scoperta scientifica arriva fino a noi grazie al coraggio di chi ha scelto di battere nuove piste, addentrandosi in territori ancora inesplorati. Questo spirito di avventura, sempre ancorato alla concretezza, gratifica l’impegno della IBSA Foundation, che da dodici anni sostiene giovani ricercatori, offrendo loro la libertà di immaginare, sperimentare e innovare.
Durante l’evento milanese “Ricerca, Giovani e Futuro”, il focus si è concentrato sulla ricerca di base come motore del progresso, ma con un'avvertenza: senza investimenti adeguati e continuativi nel tempo la scienza è costretta ad arrancare. Lo ha sottolineato Silvia Misiti, Direttrice di IBSA Foundation: “Sostenere i talenti emergenti è un investimento strategico per la costruzione di una società più consapevole, pronta ad affrontare le sfide del futuro”. Ora però c’è un ostacolo: i finanziamenti pubblici sono spesso limitati, ecco perché il settore privato, insieme alle organizzazioni filantropiche, si dimostra un elemento chiave per colmare il divario. Alberto Mantovani, luminare della moderna immunologia, ha evidenziato: “L’Italia investe meno di un terzo rispetto agli altri paesi europei, eppure ancora oggi riesce a formare ricercatori di altissimo livello. Il talento c’è, ma servono risorse per trattenerlo”.
A rendere ancora più significativo l’evento milanese è stato l’annuncio del Research Equity Prize, un premio da 5.000 euro che si aggiungerà agli altri già in cantiere, e che sarà assegnato ai migliori progetti portati avanti nei Paesi in via di sviluppo, secondo la definizione delle Nazioni Unite. Un’iniziativa che è sinonimo di inclusione: il metodo scientifico può dare frutti ovunque, purché ci sia il giusto supporto.
Un problema che accomuna i ricercatori di tutto il mondo è la discontinuità nel flusso dei finanziamenti. Non basta ricevere fondi una volta, trascorrendo lunghe ore in laboratorio: la sperimentazione è un processo a lungo termine, che richiede tempestività e perseveranza. A evidenziare questa criticità è stato Antonio Musarò, Professore della Sapienza Università di Roma e membro dello Scientific Board di IBSA Foundation, che ha dichiarato: “Non è solo una questione di soldi, ma anche di metodo e di tempistiche. I tempi incerti della valutazione rischiano di rendere obsoleto un progetto innovativo prima ancora che venga approvato”.
Immaginate un ricercatore che presenta un progetto inedito, interessante e per certi versi rivoluzionario, ma deve attendere 14 mesi solo per avere una risposta ufficiale sulla pratica. Nel frattempo, le tecnologie avanzano, gli studi evolvono, e il progetto già impostato potrebbe essere sorpassato proprio nel momento in cui viene approvato. Questa lentezza, in un settore che si muove con rapidità impressionante, è un ostacolo che frena il progresso.
Ad ogni modo, programmi come le IBSA Foundation Fellowship dimostrano che un approccio razionale è possibile e percorribile. Quel rigore nella selezione dei progetti premiati, la trasparenza delle valutazioni e la possibilità di cumulare le borse di studio con altri finanziamenti, consentono ai titolari di avere un margine di azione per portare a compimento imprese di ampio respiro.
I progressi nelle scienze non si fermano mai. Ogni scoperta, ogni intuizione, ogni delusione è solo un tassello in un domino più grande che amplia la conoscenza. Le nuove generazioni ridefiniscono i confini del sapere, portando una ventata di aria fresca in settori cruciali come la medicina rigenerativa, la fertilità e la dermatologia, endocrinologia, terapia del dolore, reumatologia, ortopedia e via dicendo. Ma perché il loro lavoro possa lasciare un'impronta duratura serve qualcosa di più della totale dedizione: occorrono risorse solide, e una visione d'insieme. A sottolineare il concetto sono le parole di Irene Bozzoni, che ha precisato: “Il contributo del settore privato e delle organizzazioni non profit, di questi tempi, è fondamentale per mantenere viva la ricerca indipendente, e garantire opportunità concrete ai giovani scienziati”.
Con il bando Fellowship 2025, IBSA Foundation conferma il suo impegno, destinando sei borse di studio da 32.000 euro ai migliori progetti presentati. Un'iniziativa che sostiene il percorso di giovani scienziati nel momento più delicato della loro carriera. A questo si aggiunge il Research Equity Prize, come accennato sopra, la novità dell’edizione 2025: un premio speciale che punta a dare voce in capitolo anche alle intuizioni provenienti dalle nazioni meno favorite dal punto di vista socioeconomico.
Veniamo dunque ai vincitori di quest'anno, che per la cronaca sono: Ilaria Chiaradia, La Sapienza Università di Roma, Italia; Masami Ando Kuri, Wellcome Sanger Institute, Cambridge, UK; Enchen Zhou, University of California San Diego, USA; Prach Techameena – Karolinska Institutet, Svezia; Sergio Perez Diaz, Karolinska Institutet, Svezia; Vanessa Lopez Polo, University of California San Francisco, USA.
E così, questo incontro con IBSA Foundation Fellowship ci lascia con una pennellata romantica: il futuro della ricerca non dipende solo dai fondi o dalle istituzioni, ma anche dall’energia, dalla fantasia applicata allo studio, dai progetti visionari di chi, ogni giorno, insegue nuovi orizzonti in medicina e in biologia. Perché dietro ogni risultato ci sono giovani menti brillanti capaci di scavalcare vecchi stereotipi, e dietro ogni progresso scientifico c’è una nuova generazione che ha avuto il coraggio di immaginare un futuro migliore.
