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Alla stazione di Greco. Milo De Angelis

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Firenze, 6 giugno 2018 – Ricorre oggi il compleanno di Milo De Angelis, classe 1951, nato a Milano. Della poesia di De Angelis ebbi occasione di occuparmi moltissimi anni or sono, nel 1985, in occasione della pubblicazione di una antologia-almanacco intitolata Viva la poesia! voluta dall'editore Enrico Vallecchi e a me in quell'occasione amichevolmente affidata.

"La scrittura poetica è per De Angelis  – scrissi allora – dettatura, voce che per essere ascoltata impone l'accettazione di un 'io' spoliato e ferito al centro di una concezione fatalistica di tipo eschileo. Le nozioni di totalità e di inizio dell'amore instaurano una feconda dialettica distanza-inveramento tra passato e presente, ciò che è già stato dato una volte per tutte e trascorrere, mito e compimentio dell'istante". Un contrasto agonico che pregiudicava, a mio avviso, l'evidenza descrittiva e insieme la perentorietà del segno di De Angelis, volto su tale strada a un superamento in chiave moderna dell'evocativo e del nostalgico e, parallelamente, degli ormai compromessi filtri tradizionali della memoria: tutto questo a favore di una sorta di presa diretta del reale fatto oggetto di poesia in cui il tragico, senza inutili infingimenti o indulgenze, assolutamente si imponeva.

Sono considerazioni che ancor oggi, dopo tanti anni, possono forse valere ad introdurci nell'universo poetico dell'autore di libri come Somiglianze e Millimetri, Terra del viso e Tema dell'addio, fino al recente Quell'andarsene nel buio dei cortili e all'ultimo, notevole, Incontri e agguati.

Buona giornata con la poesia di Milo De Angelis!

Marco Marchi

Ti ritrovo alla stazione di Greco

Ti ritrovo alla stazione di Greco
magro come un rasoio e ulcerato da un chiodo
che tu chiamavi poesia poesia poesia
ed era l’inverno eroico di un tempo
che si oppone alla vita giocoliera… e vorrei
parlarti ma tu ti accucci in un silenzio
ferito, ti fermi sul binario tronco,
fissi il rammendo delle tue dita
con la gola secca di fendimetrazina,
e la palpebra accesa da mille frequenze
mentre la Polfer irrompe nel sonno elettrico
e riduce ogni tuo millimetro all’analisi del sangue…
…vorrei parlarti, mio unico amico, parlare solo a te
che sei entrato nel tremendo e hai camminato
sul filo delle grondaie, nella torsione muscolare
delle cento notti insonni, e ti sei salvato
per un niente… e io adesso ti rifiuto
e ti amo, come si ama un seme fecondo e disperato.

Milo De Angelis

(da Incontri e agguati, Mondadori 2015)

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