Aretusa Obliviosa
Abbiamo parlato tante volte, Professore, dei personaggi di Tozzi come di un’umanita appena abbozzata e orfana di un dio. In questo treno pasoliniano ci sta un’umanità certo non meno orfana, non meno colpevole e inconsapevole. Quando tutto è tolto, anche l’anima, che pare privilegio di una dimensione appartenente alla storia e ad una campagna solo visibile al di fuori di un finestrino ma non tangibile, non resta che il corpo. Corpo - lo ripeto - inconsapevole e incapace di cogliere nella magmatica umanità che gli è estranea il bene dal male, l’amico dal nemico. Sono partita da Tozzi per arrivare a Pasolini, passando in entrambi i casi attraverso il riferimento a corpi di poveri cristi orfani di un padre. E l’ho fatto nella consapevolezza che il piano esistenziale in Pasolini sconfina, contrariamente a quanto accade nelle pagine del senese, in quello sociale, civile e storico. La grandezza di Pasolini sta anche in questo: la sua descrizione più vivida è quella di un’Italia reietta, ignorata, o semplicemente non raccontata dal resto dell’intellighentia a lui contemporanea. Pasolini è anche per questo, a mio modesto parere, forse il più lucido intellettuale, forse l’unico poeta civile del secondo novecento italiano. Coraggiosamente e scandalosamente. Ma la cosa più commovente è l’aver saputo cogliere in quei corpi, ignari, ultimi ed esiliati dalla storia, la vita.
Marco Capecchi

Di Pasolini colpisce e sorprende in ogni reiterata lettura questo raccontare la storia nella sua materialità più profonda, nella sua carnalità più intensa eppure riuscire a dirci lo spirito di uomini e donne, il loro sudore e il loro anime.

Antonietta Puri
Dal finestrino di un treno per pendolari, un treno mezzo vuoto nel freddo autunnale, osservare gli elementi del paesaggio che ne denunciano l' appartenenza al Meridione, anzi a quello spicchio di suolo denominato "Terra del lavoro"; osservare poi i rari passeggeri del treno, gente che guarda con occhi indolenti e disincantati la vita che gli scorre davanti... Meditare, con animo ancora fervido, sulla condizione umana di queste persone taciturne, che vivono la povertà come una colpa, ognuno con la propria storia senza storia di fame e di servitù, gente il cui rossore sugli zigomi rivela una specie di vergogna nell'improvvisa passeggera coscienza di avere un'anima... E poi accomunare nel proprio sentire tutti i derelitti della terra e ricordare un tempo in cui nei loro occhi si leggeva, insieme a quella del corpo, un'altra fame: la speranza di liberarsi dal sopruso e dalla miseria, la speranza, anzi la fede, del riscatto sociale e morale...
Non più ora; ora i miseri del mondo non hanno più come solo nemico il padrone delle terre, ma anche quella cosa astrusa, quell'astrazione inventata dagli intellettuali che ha sostituito la parola "fede" con "ideologia": cosa che non appartiene a questa gente perché vola troppo alta sulla loro testa e a volte postula lo spargimento di sangue... E così, il viaggiatore Pasolini si rassegna sul triste futuro di queste terre e di chi le abita, mentre rimpiange il gusto forte delle antiche passioni. Nel frattempo, un sole al tramonto che si mescola alla pioggia sembra accendere una favilla di speranza nel cuore di quei poveretti e il poeta avverte un senso di compassione per la loro sorte, sentendo con sgomento che anche la sua pietà ha un peso su quelle anime, come un'altra nemica. Questo è Pasolini: affascinante, appassionato, spiazzante, talvolta irritante, spesso irriverente e provocatorio, uno che scava fino in fondo la realtà mettendocisi tutto. Uno la cui voce, a tanti anni dalla sua morte, si fa sempre sentire chiara e forte!

Rosalba de Filippis
Un canto universale di un' attualità struggente. La pietà dello sguardo che trasfigura il meridione in luogo della sconfitta e della rassegnazione.

Giulia Bagnoli
Ogni viaggiatore ha una storia negli occhi, anche soltanto intravista o sfocata. In questo veder passare la vita passivamente c’è tutta la rassegnazione del poeta che, deluso e senza illusioni, racconta la vita vera.

Arianna Capirossi
Pasolini non fu un semplice poeta, fu un parresiaste. Nella sua vita si caricò del peso della verità, che veicolò in una letteratura in grado di descrivere nella maniera più perspicua le dinamiche storiche e sociali del secondo Novecento. Leggendo Pasolini si capisce perché e come siamo arrivati oggi a essere ciò che siamo; la sua parola è rivelatrice.