Il ricordo di Yves Bonnefoy
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Firenze, 18 gennaio 2024
Un ricordo
Sembrava molto anziano, quasi un bambino,
se ne andava lentamente, la mano serrata
s’un lembo di stoffa zuppo di fango.
Gli occhi chiusi, però. Ah, creder di ricordarsi
non è forse il peggior degli inganni,
la mano che prende la nostra per perderci?
Mi parve però che sorridesse
già quasi inghiottito dalla notte.
Mi parve? No di certo, mi sbaglio,
il ricordo è una voce spezzata,
lo si sente male, anche chinandosi
E però ascoltiamo, e così a lungo
che talora la vita passa. E la morte
già nega ogni metafora.
(traduzione di Mario Benedetti)
Un souvenir
Il semblait très âgé, presque un enfant,
Il allait lentement, la main crispée
Sur un lambeau d´étoffe trempée de boue.
Ses yeux fermés, pourtant. Ah, n´est-ce pas
Que croire se souvenir est le pire leurre,
La main qui prend la nôtre pour nous perdre ?
Il me parut pourtant qu´il souriait
Lorsque bientôt l´enveloppa la nuit.
Il me parut ? Non, certes, je me trompe,
Le souvenir est une voix brisée,
On l´entend mal, même si on se penche.
Et pourtant on écoute, et si longtemps
Que parfois la vie passe. Et que la mort
Déjà dit non à toute métaphore.
Yves Bonnefoy
(da Raturer outre, 2010)
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