Carducci e la Maremma toscana
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Firenze, 28 luglio 2024 – Ricordando che ieri ricorreva l'anniversario della nascita di Giosuè Carducci (Valdicastello di Pietrasanta, 27 luglio 1835).
Non è certo tra i classici italiani pià amati e non gode certo, oggi, del successo di cui per tanti anni del secolo scorso ha goduto, a partire dai banchi scolastici sui quali l'incontro con lui e con i suoi testi era un tempo canonico. Eppure non tutto Carducci è inesorabilmente da archiviare come un episodio appartenente a un passato che sentiamo ormai troppo distante, inappartenente.
Rileggete, ad esempio la poesia del giorno, e Carducci non vi apparirà così umanamente estraneo: "Traversando la Maremma toscana // Dolce paese, onde portai conforme / L’abito fiero e lo sdegnoso canto / E il petto ov’ odio e amor mai non s’addorme, / Pur ti riveggo, e il cuor mi balza in tanto. // Ben riconosco in te le usate forme / Con gli occhi incerti tra ’l sorriso e il pianto, / E in quelle seguo de’ miei sogni l’orme / Erranti dietro il giovenile incanto. // Oh, quel che amai, quel che sognai, fu in vano...".
Un Carducci in chiave psicologica, antiretorico e suggestivo, sull'onda delle emozione dei ricordi e dei luoghi amati, che ancora può attrarci. Sta di fatto che di lui si preferiscono oggi, rispetto ai grandi affreschi storici che ne avevano fatto a suo tempo il cantore ufficiale di un'epoca e ne avevano segnato la memoria nella storiografia nazionale, le liriche più intime: liriche legate a personali affetti, tramate, nel loro tono colloquialmente abbassato e meno roboante, di colorature sentimentali e risvolti psicologici più agevolmente assimilabili ai gusti della modernità.
Marco Marchi
Traversando la Maremma toscana
Dolce paese, onde portai conforme
L’abito fiero e lo sdegnoso canto
E il petto ov’ odio e amor mai non s’addorme,
Pur ti riveggo, e il cuor mi balza in tanto.
Ben riconosco in te le usate forme
Con gli occhi incerti tra ’l sorriso e il pianto,
E in quelle seguo de’ miei sogni l’orme
Erranti dietro il giovenile incanto.
Oh, quel che amai, quel che sognai, fu in vano;
E sempre corsi, e mai non giunsi il fine;
E dimani cadrò. Ma di lontano
Pace dicono al cuor le tue colline
Con le nebbie sfumanti e il verde piano
Ridente ne le pioggie mattutine.
Giosuè Carducci
(da Rime nuove, 1906)
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