Un premio per Vivian Lamarque
VEDI I VIDEO Vivian Lamarque legge "Poesia illegittima" , ..."Errore di persecuzione" e "Sciare", ...e altri suoi testi , Trailer del film di Silvio Soldini "Quattro giorni con Vivian"
Firenze, 6 dicembre 2024 – La giuria del Premio Maria Maddalena Morelli “Corilla Olimpica”-Città di Pistoia 2024 presieduta da Matteo Mazzone e composta da Andrea Bassani, Erika Bertelli, Francesca Cialdini, Gabriella Grande, Ernesto Marchese, Marco Marchi e Giacomo Trinci ha riconosciuto in Vivian Lamarque una tra le più rilevanti e apprezzate presenze poetiche del panorama letterario italiano contemporaneo.
La cerimonia di premiazione è in programma per domani, 7 dicembre 2024, alle ore 17, presso la Sala Maggiore del Palazzo Comunale di Pistoia.
Nata a Tesero, in provincia di Trento, Vivian Lamarque è sempre vissuta a Milano dove ha insegnato letteratura in vari istituti e italiano agli stranieri. Ha esordito in poesia nel 1981 con la bella raccolta Teresino, vincitrice del Premio Viareggio Opera Prima, a inaugurazione di una lunga serie di affermazioni e riconoscimenti che conta al suo attivo premi come il Carducci, il Bagutta, lo Strega Poesia e il Saba.
A Teresino hanno fatto seguito nel corso degli anni – edite sempre presso prestigiosi editori, da Crocetti a Garzanti e Rizzoli, da Mondadori a Einaudi – numerose raccolte. Alla vasta produzione in versi culminata nel recente, fortunato L’amore da vecchia, Vivian Lamarque ha poi affiancato una prolifica attività di scrittrice di fiabe e libri per bambini, ottenendo ulteriori premi quali il Premio Rodari e il Premio Andersen. Ha tradotto Valéry, Baudelaire, Prévert e La Fontaine e dal 1992 collabora al “Corriere della Sera”.
Alla difficile ricerca di un’identità personale anagraficamente divisa fra quattro cognomi e altrettante vite possibili, la poesia della Lamarque è poesia delle origini di esemplare naturalezza e felicità espressiva. Ed è così che un’autobiografia dolorosamente segnata dal senso d’abbandono, di perdita, d’inappartenenza approda all’illimitata, incircoscritta, artisticamente remunerativa e umanamente comunicabile vicenda amorosa dell’esercizio poetico. Ed è così, ancora, in questi coltivati ambiti espressivi tra vita e pratica letteraria, che dalla cifra iniziale di una poesia nata pure lei “illegittimamente” fra disagio e incanto ai sempre più maturi autoriconoscimenti dell’età adulta, la scrittura poetica di Vivian Lamarque ha conservato intatti lo stupore di un’infanzia perenne e, insieme, il valore di totalizzante, vivida ed affidabile esperienza conoscitiva.
Marco Marchi
Poesia illegittima
Quella sera che ho fatto l’amore
mentale con te
non sono stata prudente
dopo un po’ mi si è gonfiata la mente
sappi che due notti fa
con dolorose doglie
mi è nata una poesia illegittimamente
porterà solo il mio nome
ma ha la tua aria straniera ti somiglia
mentre non sospetti niente di niente
sappi che ti è nata una figlia.
(da Tesesino, Società di poesia, 1981)
I nomi degli amanti
Confondere i bei nomi
degli amanti? Pronunciarli al momento
giusto con il nome sbagliato?
Chiedo perdono all’Olmo
quando lo chiamo Faggio
e al Frassino quando lo chiamo
Acacia, quando si offese il Carpino
quando non lo riconobbi
a voltarsi di là umiliato lo aiutò il vento.
Mi perdoni il Larice che l’ho chiamato Abete
e l’Abete che l’ho chiamato
Pino, alle conifere tutte chiedo scusa
e perdono chiedo ai fidanzati
Tutti dimenticati?
No, i loro nomi ho ancora dentro bene
incisi, ma come per nebbia
confondo un poco rami e mani, colore
delle foglie e dei capelli.
Oh presto saremo boschi tutti quanti insieme?
Avremo cuori d’erba? di radici?
Orfei ed Euridici indietro vòlti
non ti vedremo mai più luce del sole?
Saremo presto boschi tutti quanti insieme?
da una vita passeremo a un’altra, dove? come?
privi dell’azzurro della neve?
privi dell’amore nelle vene?
Se dietro le fotografie
Se dietro le fotografie non scriviamo nomi
e cognomi, già nel giro di due
generazioni sarà tutto un coro
un infinito coro di chini sulle foto
a dire e questo? e questa? e questo
bambino? fratello? cugino? ma di chi?
Nelle stagioni delle finestre spalancate
Usciranno nell’aria infiniti echi
di domande, di punti di domande.
E questo? e questa? forse uno zio
lontano? una lontana zia?
Ma quale zia e zia!
Ero io io io!
Sono io la mia fotografia!
Treno di dentro
Quando nel finestrino di notte nel treno
non vedi fuori vedi dentro
lo scompartimento, strani incontri
puoi fare con questa vecchina occhialuta
rotonda stupita che tiene in mano un’erbetta
nel frattempo appassita, che scrive
qualcosa di continuamente spezzato
che va sempre a capo e intanto rosicchia
che cosa? dita? noci ? matita? nel finestrino
si specchia, aggiusta frangetta, rosicchia
qualcosa rosicchia che cosa? dita?
matita? la vita?
Carta da ricalco
Sul vetro terso della finestra con carta-ricalco
e affilata matita di ricalcare lei tenta della vita
ogni singolo giorno non manchi un’alba all’appello
né un mezzogiorno.
Ben tesa la carta? Combaciano disegno
e contorno? Oh che non manchi quel minuto
quell’ora, che non manchi nessuna, che nel ricalco
non sposti la luna.
Che non si perda neppure lo spuntare del tram
da lontano, quel volo da quel ramo a quel
ramo, con le dita conto e riconto che non si perda
un secondo del mondo.
E con l’udito ricalca pompieri ambulanze sirene
e del merlo il fischiare e di Guappo giù in strada
l’educato sottovoce abbaiare
e il sottile righìo che sul vetro fa la matita
il dolce rumore, caro Sandro Penna, della vita.
Esercito
Al bisogno faccio l’appello
le nomino le convoco e loro accorrono
in punta di gambette, di curve,
di occhielli, loro le lettere
a formare parole, le rifiutate
si ritirano mogie con la coda
tra le gambe, le prescelte si allineano
lì dove le metto, anzi non lì, là, anzi
qua, in riga! attente! riposo! a capo!
ordino al mio esercito fidato.
Per ora fidato.
(non lasciarmi mai, Alfabeto)
Vivian Lamarque
(da L’amore da vecchia, Mondadori, 2022)
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