A questa riva mi ritrovo. Franco Fortini
VEDI I VIDEO“Di porto Civitanova”, "La luce dura", filmato su Franco Fortini (con versi da "Al di là della speranza") , "Di Porto Civitanova" , "Quella cosa in Lombardia" di Fortini-Carpi cantata da Enzo Jannacci
Firenze, 13 settembre 2025 – Ricordando che il 10 settembre ricorreva l'anniversario della nascita di Franco Fortini (Firenze, 10 settembre 1917).
Franco Fortini è stato un personaggio di sicuro rilievo nelle vicende letterarie del secondo Novecento italiano. Molti lo ricordano come un intellettuale rigoroso, che fin dagli esordi nell'agone culturale ha legato la sua presenza di scrittore a un inderogabile impegno di tipo politico. Altri ne ricordano le importanti traduzioni: una su tutte, quelle da Paul Eluard.
Ma Fortini è stato anche un pregevolissimo poeta, e quanto oggi di lui leggeremo confermerà questa affermazione: dalla bellissima poesia del post di partenza, "Agli dèi inesistenti", alla suggestiva lirica intitolata "Di Porto Civitanova", ai versi a sfondo socio-politico di "Al di là della speranza".
E proprio a quei versi Fortini accompagnava a suo tempo, da militante non disavvezzo alla polemica come sarà in seguito, questo messaggio a Pasolini, animatore della rivista "Officina": "Caro Pasolini, ti mando questa improvvisazione, che non vuol esser altro. Non ti conosco abbastanza per sapere quale sorta di passione, o di partecipazione, ti muova o quale indifferenza ti preservi; non so insomma se conoscendoti meglio dovrei considerarti di razza fraterna o nemica. Non ti stupisca questa curiosa dichiarazione: quale dovesse essere il risultato di una indagine ravvicinata (e me la riprometto riprendendo tutto quel che hai scritto finora) non muterebbe certo la mia stima per il tuo lavoro. Lavoro cosi prezioso, che appena letta la "Polemica in versi" mi son sentito rimescolar dentro il bisogno di dirti che, no, non siamo o non sono quel che tu credi, e nei versi e nella nota; ma di dirtelo, per dir così, 'col cuore in mano'. Poi, scrivendo, la polemica ha preso la mano anche a me e cosi vi ho incluso - e sono quelli scritti in rosso, cioè in corsivo - dei versi che avevo iniziati a replica delle "Ceneri di Gramsci".
Marco Marchi
Di Porto Civitanova
Qui mi condusse il lungo
Vaneggiare degli anni
Che ora lieto ora triste e sempre invano
Come un fanciullo mi volgeva.
I tempi
Passati, i tormentosi giorni, qui
Non mi dolgono piú; nuova discende
Ogni immagine e quieta.
E m’addormenta con soave suono
Ogni senso la musica continua
Dell’onde e il fiato dell’opaco mare
Che deserto scompare oltre le nebbie.
E deserta è la riva. I pescatori
Hanno lasciato sulla ghiaia tutte
Le barche e sono andati con le ceste
Colme di pesca che brillò nel sole
Bianco, stamani.
Ora alle antenne si lamenta il vento.
A questa riva mi ritrovo: stanco
Ma non deluso. Povero; ma basta
Che mi segga sul fianco d’una barca
A riparo dell’aria
Sibilante, perché le mie miserie
Dimenticando e il mio penoso andare
Tra i volti umani,
Come quando fanciullo oltre i miei colli
Aspettavo bramoso il primo raggio
Di sole, attenda ancora,
Ma senza affanno e solo mesto, un cenno
Un lume, un volo, una speranza, qualche
Voce che dall’opaco mare chiami.
Franco Fortini
(da Foglio di via e altri versi, Einaudi, 1946)
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