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Festival di Sanremo, ecco i pre-giudizi: Nina Zilli

Pronti, partenza... Sanremo! Siamo praticamente alla vigilia del Festival, siete pronti? Il mio gruppo di super espertoni ed io non vediamo l'ora di dilettarci con le nostre sempre ironiche pagelle. Nell'attesa, però, ecco i miei pre-giudizi. Siamo agli sgoccioli di una lunga cavalcata che mi ha portato ad ascoltare la discografia di tutti gli artisti in gara nella categoria dei big. Si fa tutto sempre con la massima ironia e senza pretendere di essere critici musicali, quindi nessuno se la prenda. Si fa tanto per ridere. E così dopo Malika Ayane, Annalisa, Bianca Atzei, Biggio e Mandelli, Alex Britti, Chiara, Dear Jack, Grazia Di Michele con Platinette, Lara Fabian, Lorenzo Fragola, Irene Grandi, Gianluca Grignani, Il Volo, Marco Masini, Nek, Nesli, Moreno, Raf e Anna Tatangelo, chiude il cerchio Nina Zilli.

Una Giuliano Palma al contrario: questo mi sembra Nina Zilli. A differenza del milanese, che stimo nonostante le giacche di una taglia in meno durante i concerti, la cara Nina è partita molto retró e ora sta aggiungendo un po' di modernità.
Niente da dire: qualche decennio fa sarebbe stata la cantante del momento, sarebbe stata sulla cresta dell'onda e non solo per i ritmi evidentemente retró dei suoi brani. Look e voce la rendono particolarmente adatta. Sinceramente dopo "Nina Zilli", il primo album, l'avevo inquadrata in un preciso genere, quello vintage. Ecco, con "L'amore è femmina" qualche mia certezza ha vacillato. Le radici sono quelle, non si scappa. Anche perché sono radici molto convincenti. Qualcuna di questa però tende verso ritmi più moderni. Io continuo a preferirla in versione in bianco e nero, perché la sua voce e i ritmi bastano a dare colori brillanti ai brani. La cara Nina meriterebbe più fortuna, sperando che però sul palco dell'Ariston salga senza la proverbiale cofana, lasciando a casa il trucco da Amy Winehouse e con un brano movimentato.
Voto di partenza: 6.5.

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