Quaresima, un tempo per le domande a cui non si sa rispondere
Le stagioni liturgiche e le cronache di questi giorni. Coniugare cielo e deserto urbano con l’ “I Care” di don Milani e lo sguardo di un padre che riposa in Santa Maria del Fiore. Alcune strade per “piantare” una presenza amica e, in qualche modo, cambiare se stessi e il mondo
Le stagioni liturgiche sfuggono alla cronaca, al computo cronologico dei giorni, ma per la Chiesa non è così. C'è un modo di leggere e di vivere il tempo che, dice la raccolta dei Salmi, è “contare i giorni per giungere alla sapienza del cuore”. Citando Pasolini, il cardinale Giuseppe Betori ne ha riportato nella sua lettera pasquale un'espressione: “Io sono pieno di una domanda a cui non so rispondere”. Tra sapienza e domande, ora è il tempo di Quaresima, cammino verso la Pasqua, 44 giorni dal mercoledì delle Ceneri fino al giovedì Santo, un tempo che la cronaca questa volta ha riconosciuto, un po' in superficie, perché alla sua vigilia sono state annunciate le dimissioni di Benedetto XVI e nel suo svolgersi verrà scelto il timoniere della barca di Pietro. Ma c'è una profondità da assumere in questo tempo così sospeso. La diocesi di Firenze ha preparato per la Quaresima un itinerario di riflessione, curato da don Dante Carolla, proponendo di cogliere da una parte gli aspetti di “desertificazione” nella città e nella vita personale; dall'altra riscoperendo l'orientamento della Buona Notizia anche alla luce dei Padri che l'hanno commentata.
Le reliquie di uno di questi, molto venerato in Oriente, sono custodite sotto la cupola di Santa Maria del Fiore. Giovanni di Antiochia, noto anche come Crisostomo (Bocca d'oro), coglieva nella presenza dei poveri l'espressione della desertificazione e invitava a riconoscere in loro l'immagine del Cristo che va incontro salla Passione e alla Resurrezione, l'evento centrale, che per i cristiani dà senso a ogni tempo, alla vita e alla fede. “Non credere che l’elemosina sia un esborso, è invece un provento; non considerarla una spesa, è invece un investimento”, diceva Giovanni. L'elemosina è considerata uno degli elementi distintivi del cammino quaresimale, tempo di conversione, di cambiamento interiore. Non è forse un'occasione da cogliere tutti, credenti e non, lasciarsi disarmare per cogliere il deserto e piantarvi una presenza amica, uno sguardo benevolo? Verso i senza fissa dimora, i carcerati, gli istituti, verso un bambino da adottare a distanza, verso un condannato a morte con cui corrispondere, riscoprendo così la comunanza di destino con gli altri, con un altro angolo del pianeta. Direbbe don Milani: tutto questo “I Care”, mi interessa, mi riguarda. Sono strade che, per riprendere una riflessione di Betori, fanno superare “una concezione parcelizzata della persona umana” e consentono di coniugare il cielo con la terra e il deserto della vita urbana.