“Ad limina” i vescovi toscani: “Papa Francesco? Uno di noi”
“E’ stato un incontro di grande fraternità, cordialità e libertà”. A Roma dall’8 al 12 aprile
La “visita ad limina Apostolorum” che ogni cinque anni viene compiuta dai vescovi di una regione ecclesiastica alle tombe degli apostoli Pietro e Paolo a Roma è occasione di un incontro con il Papa e di consegnare ai diversi dicasteri del governo di Pietro una radiografia delle diocesi. In questo senso le relazioni, presentate dai vescovi ma non diffuse, sono particolarmente utili. Grazie ad esse e al sunto che ne viene fatto, il Papa arriva preparato all’incontro con i vescovi, affinando quella conoscenza “geopolitica” o, più propriamente, “geoteologica” che coniuga geografia e visione.
In questo senso le espressioni dell’incontro che Papa Francesco ha avuto oggi - il primo 'ad limina' dopo la sua elezione - con i vescovi della metropolia di Firenze (comprensiva delle città del fiore insieme a Pistoia, Prato, Fiesole, Arezzo, San Miniato) e il vescovo dell’arcidiocesi di Lucca, di quello di Massa Carrara-Pontremoli e dell’abate di Monte Oliveto Maggiore, sono espressivi di quella cifra interiore e pastorale di Papa Francesco che è “uscire da sé” e la sua coniugazione con la cura preferenziale di ciò che è periferia. Va aggiunto un tratto essenziale e preventivo: la simpatia. Papa Francesco previene gli altri proprio con questa attitudine, frutto di un lavoro profondo su di sé.
Già nell’udienza generale di mercoledì mattina – la visita ad limina è cominciata lunedì – se ne è avuta prova, con il saluto ai “fedeli delle Diocesi di Grosseto, Livorno e Teggiano Policastro, accompagnati dai Vescovi, Mons. Borghetti, Mons. Giusti e Mons. De Luca, venuti per il pellegrinaggio alla Sede di Pietro in occasione dell’Anno della fede”. Li incontrerà domani, venerdì, dopo la Messa di tutti i vescovi all’altare della Tomba di san Pietro: sono i vescovi delle metropolie di Siena (Grosseto, Pitigliano-Sovana-Orbetello, Massa Marittima-Piombino, Montepulciano-Chiusi-Pienza, oltre a Siena-Colle Val d’Elsa-Montalcino) e di Pisa (Livorno, Volterra e Pisa).
Ora la simpatia indica più che una bonomia, un metodo. “Lo abbiamo sentito come uno di noi” ha detto il vescovo di Prato Franco Agostinelli e non a caso il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, ha parlato di “incontro tra fratelli vescovi. E’ stato un incontro di grande fraternità, cordialità e libertà", sottolineato anche dalla forma apparentemente esteriore: "Il Papa ci ha detto 'mettiamoci tutti insieme in cerchio, come gli scout intorno al fuoco…'”.
Mettersi insieme è diverso dal mettersi in fila come previsto dal cerimoniale. I posti per l'udienza erano stati preparati su due file, alla sinistra ed alla destra del Papa. E invece, “in cerchio”. Secondo quanto riferito dal cardinale Betori, se da una parte i vescovi toscani hanno illustrato a Bergoglio le preoccupazioni sulla situazione sociale, economica e pastorale e c'é stata "tanta accoglienza e attenzione da parte del Papa", dall’altra il Papa ha chiesto loro attenzione a promozione, formazione e missionarietà (uscire da sé, per l’appunto) del laicato: di fronte alla secolarizzazione, "mettetevi in ascolto della gente, camminate con la gente, state vicino alla gente così com'è".
La famiglia come fondamentale risorsa sociale e pastorale, si colloca in questa direzione. E anche i vescovi toscani sono stati invitati “ad avere fiducia nel proporre ai giovani una prospettiva vocazionale". Dunque un incoraggiamento per la crescita del clero che è architrave dell’edificio ecclesiale.
In vista un appuntamento per un nuovo incontro. E’ stato ricordato a Papa Francesco il Convegno Ecclesiale a Firenze nel 2015. Tuttavia "essendo una iniziativa di carattere nazionale sarà la Cei a rinnovare l'invito a Papa Francesco".
A margine della visita, è stato chiesto a Betori se ha fondamento l’indiscrezione secondo la quale anche il presidente della Conferenza episcopale italiane possa essere eletto e non nominato dal Papa, come tutte le altre Conferenze. “Non è all'ordine del giorno – ha risposto l’arcivescovo di Firenze - e non credo che sia una priorità”.