L’Islam tra noi. Finisce il Ramadan
La fine del Ramadan, il mese di digiuno osservato dai musulmani, è alle porte. Giovedì mattina 8 agosto, alle ore 9, i fedeli "fiorentini", circa seimila, sono stati invitati dalla Comunità islamica negli spazi dell'impianto sportivo 'Graziano Grazzini' di viale Malta 8 per 'Id al Fitr' o 'Aid Assaghir', la festa che conclude il Ramadan, termine il cui significato (“torrido”) si riferisce originariamente al tempo, con ogni probabilità un mese estivo, in cui fu osservato da Maometto. In quell'occasione il profeta avrebbe ricevuto una rivelazione dell'arcangelo Gabriele. Ramadan è mese di purificazione e di riconquista del controllo di sé, attraverso la preghiera, l'astinenza dal cibo e l'elemosina. Lo è anche per i musulmani del territorio fiorentino che non hanno ancora una moschea, ma un luogo di culto in piazza dei Ciompi. Essi rappresentano un tassello importante nella mappa dell'Islam italiano che è stato sintetizzato con questi numeri: oltre un milione e seicentomila fedeli, 164 moschee, 222 luoghi di culto, 120 centri culturali e 275 associazioni. Della Comunità islamica fiorentina è responsabile Izzedin Elzir, palestinese, che è anche presidente dell'Ucoii, Unione delle Comunità islamiche d'Italia, la più diffusa tra le associazioni dei musulmani (Comunità ismailita, Coreis-Comunità religiosa islamica, Lega musulmana mondiale-sezione italiane e Uio-Unione islamica in Occidente, tutte rappresentate nella Consulta per l'Islam promossa dal ministero dell'Interno).
Da tempo Elzir ha avviato il percorso per poter realizzare una moschea a Firenze. Ha recentemente ringraziato Papa Francesco, per il messaggio che ha rivolto ai musulmani per la fine del Ramadan. Tanto ai cristiani che ai musulmani Francesco ha infatti proposto la promozione del mutuo rispetto attraverso l'educazione: “Riguardo all’educazione della gioventù musulmana e cristiana, dobbiamo formare i nostri giovani a pensare e parlare in modo rispettoso delle altre religioni e dei loro seguaci, evitando di mettere in ridicolo o denigrare le loro convinzioni e pratiche”. Francesco ha proposto l'esempio del santo di Assisi come icona del “fratello universale”, capace di tradurre l'educazione al rispetto in cooperazione per il bene comune. Dal canto suo Elzir aveva raccomandato che il mese di Ramadan fosse “occasione di unione e di fraternità tra tutti i musulmani e tra tutte le componenti etniche della comunità, allontanandoci dalle divergenze e dalle discordie, affinché possa mutare l’immagine scorretta dei musulmani”. Non era un invito generico, ma qualcosa di preceduto da un momento di riflessione, un convegno voluto a gennaio con il Gmi (Giovani musulmani d'Italia) a Lignano Sabbiadoro su “Fede: speranza e sfida”, e dal messaggio inviato dall'Ucoii a Papa Francesco dopo la sua elezione: “Un'ecologia delle coscienze – si leggeva - è ormai imprescindibile per ridare ai popoli e agli individui una nuova speranza, che non contempli mai più la guerra e la violenza come catalizzatore di una palingenesi virtuosa. Ad un mondo attento sempre più alla quantità, teso all'incosciente crescita materiale e pertanto sempre più indifferente alla spiritualità, alla giustizia e alla misericordia per gli ultimi, vorremmo contrapporre un nuovo umanesimo delle coscienze, dell'impegno solidale, della testimonianza alta della fede”. Si riconosce tra le righe anche la mano di Elzir e delle convinzioni maturate, negli anni, nella città del fiore, nel confronto tra i 'Seguaci di Abramo' e con i seguaci dell'umanesimo, credenti e non. Le svolte epocali si fanno insieme.
Michele Brancale