L'ora di Religione

Lampedusa, vergognarsi e dare un nome agli altri: non clandestino

Dare un profilo e un futuro alla commozione. Le risposte al naufragio

La tragedia avvenuta a Lampedusa, al largo dell'isola dei Conigli, ha la forza di vincere l'impermeabilità al dolore. Sono migliaia i migranti morti nel Mediterraneo. L'orribile naufragio che ha trascinato con sè centinaia di vite, anche quelle piccolissime di bambini fuggiti con le loro famiglie da Siria, Eritrea e Somalia, interroga la sordità europea e scalfisce quell'abitudine alla corsa per cui si passa oltre.

Durissimo l'intervento di Papa Francesco: ''Mi viene subito la parola vergogna: una vergogna. Parlando di pace e della crisi economica mondiale che è un sintomo grave della mancanza di rispetto per l'uomo voglio esprimere il grande dolore per le numerose vittime dell'ennesimo, tragico naufragio a largo di Lampedusa''.

"Nessun volto umano può essere per noi clandestino, né vogliamo essere anonimi per quanti da quelle imbarcazioni fragilissime e cariche di disperazione chiedono aiuto", spiega la Comunità di Sant'Egidio di Firenze. Venerdì 4 ottobre 2013, nel giorno di San Francesco, la Comunità si riunirà a Firenze alle ore 20.30 in una preghiera aperta a tutti e in particolare agli immigrati, nella chiesa di San Tommaso, in via della Pergola 8, proprio per ricordare le vittime.

L’immane tragedia di Lampedusa - sostiene Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, già ministro della Integrazione e Cooperazione internazionale - esige da parte di tutti una risposta che non si limiti al cordoglio ma che chiami in causa le responsabilità e si faccia carico del coraggio di una proposta. Chiedo un funerale di Stato, a Roma, per le vittime di questo ennesimo disastro umanitario; e mentre ci uniamo alla preghiera di papa Francesco, e sollecitiamo interventi rapidi ed efficaci per alleviare le sofferenze dei superstiti, non possiamo non tornare a denunciare con forza le carenze della politica europea e mondiale, l’inadeguatezza delle iniziative della cooperazione internazionale di fronte al fenomeno gigantesco, inarrestabile delle migrazioni, una vera emergenza del nostro tempo”.

I viaggi della speranza, destinati a concludersi nella disperazione e nell’orrore, “devono essere fermati all’origine, e per questo occorre organizzare un efficiente sistema di controllo internazionale sulle coste del Mediterraneo e di repressione dell’attività criminale dei trafficanti di uomini, donne e bambini".

Viene interrogata la cooperazione internazionale, che "deve impegnarsi nell’aiuto ai paesi più poveri dell’Africa e nelle zone di guerra, per alleviare le condizioni di vita delle popolazioni e prevenire, ove possibile, il fenomeno migratorio. L’Europa deve aprire a Lampedusa o in Sicilia un Centro di prima accoglienza non solo italiano, nel quale si esprima la solidarietà dell’intera Unione; e deve farsi carico del reinsediamento dei profughi, dei migranti, dei richiedenti asilo nei diversi paesi europei che possono accoglierli e offrire loro condizioni dignitose di vita e di lavoro. E questo è solo il minimo che si possa e si debba fare nell’immediato".

L’8 luglio scorso papa Francesco aveva lanciato da Lampedusa un appello a risvegliare le nostre coscienze “perché ciò che è accaduto non si ripeta”. Ma "si è ripetuto; ed è responsabilità di tutti coloro che 'con le loro decisioni a livello mondiale hanno creato situazioni che conducono a questi drammi'. A questa denuncia di tre mesi fa, ieri il Papa ha aggiunto una sola parola: ‘Vergogna’. L’Europa, il mondo, si muovano!”

Per parte loro, le Arci della Toscana hanno chiesto alla Regione e agli enti locali una giornata di lutto: "E' evidente - spiegano - che non ci si possa più limitare a lavarsi la coscienza incolpando gli scafisti. E' evidente che tutti i giri di vite messi in atto in questi anni a proposito di sbarchi (che hanno procurato anche condanne di organismi internazionali al nostro Paese) si siano rivelati dannosi e non possano essere più riconosciuti come una risposta accettabile e credibile. Pensiamo, insomma, sia necessario che ci si interroghi una volta per tutte sui motivi che inducono migliaia di persone ad affidarsi a sfruttatori senza scrupoli e che si sospendano gli accordi bilaterali tra Italia e Libia".

Mentre dalla Provincia di Firenze, giunge l'invito della maggioranza dei consiglieri a considerare responsabilità e accoglienza l'esatto contrario del buonismo, da quella di Prato si sottolinea come "di fronte a una strage, con 90 morti e 250 dispersi, la solidarietà verso i profughi, verso le vittime e le loro famiglie non basta. Servono azioni concrete e fra gli attori l'Europa adesso è indispensabile. Dobbiamo gestire un'emergenza umana e sociale grave e drammatica e ci serve aiuto”.

Nella nota dei consiglieri della Provincia di Firenze si rileva che “se una colpa c'è, è che l'immigrazione è figlia della povertà e della guerra: somali, eritrei e siriani portano in sé, fin da piccolissimi, le ferite aperte dalla storia per cui, senza potere scegliere, si nasce nel posto sbagliato al momento sbagliato”.

Il Presidente del Consiglio provinciale Piero Giunti rileva: "Siamo in grado di osservare qualcuno che legge un giornale dall'altezza di un satellite, ma facciamo finta di non poter vedere i barconi carichi di disperazione: possiamo invece prevenire tutto questo male". Lunedì 7 ottobre la questione migranti sarà in apertura dell'Assemblea di Palazzo medici Riccardi, che osserverà un minuto di silenzio.

A Pisa sono stati sospesi i lavori del Consiglio comunale e listata a lutto la bandiera del Comune. Il Comune di Santa Croce sull'Arno ha decisio di intitolare una strada alle vittime. Bandiere a lutto nelle sedi Pd di Sesto Fiorentino.

Intanto domenica 6 ottobre si svolgerà a Firenze, alle 20.30, in Piazzale Michelangelo, l'ultima tappa di 'Dieci piazze per dieci comandamenti', l'iniziativa organizzata da Rinnovamento dello Spirito Santo e dedicata, nel caso della città del fiore, all'ottavo comandamento 'Non dire falsa testimonianza'. Durante la serata, sarà trasmesso un videomessaggio di Papa Francesco. Tra i testimoni anche il coordinatore della sede di Rinnovamento a Lampedusa.

Dall'Azione Cattolica l'invito ad agire “subito oltre l’emergenza, innanzitutto sostenendo i Paesi da cui i migranti partono e quelli attraverso cui transitano, per evitare il perpetuarsi di viaggi come quelli che si concludono tragicamente nel Canale di Sicilia. La comunità europea ed internazionale ha oggi il dovere di supplire alla precarietà e alla fragilità di quei Paesi accompagnando il viaggio di chi fugge e proteggendoli da abusi e violazioni di diritti”. Pur nella crisi economica che attanaglia l’Europa e l’Italia in particolare, “non possiamo temere l’arrivo di poche migliaia di persone. Non possiamo fingere che non siamo in grado di gestire la loro presenza o il loro passaggio verso altri luoghi d’Europa”.

Sabato 5 ottobre, alle 17, alla Festa della Marineria a La Spezia, sulla Passeggiata Morin, decine di barche di carta saranno messe in acqua per ricordare i migranti morti in mare, su iniziativa de 'La nave di Carta'. Le barchette recheranno la stampa dell'articolo 98 della Convenzione Onu sul diritto del mare ("Ogni Stato deve esigere che il comandante di una nava che batte la sua bandiera... presti socorso a chiunque sia trovato in mare in condizioni di pericolo"), come anche l'articolo 13 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'uomo: "Ogni persona ha diritto di lasciare qualsiasi Paese, compreso il suo, e di fare ritorno".

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