L'ora di Religione

Brevi lezioni di esasperazione

Di fronte alla “logica dell’immagine, dell’immediato, dell’emozione”, tanto più esaltata con l'offerta digitalizzata di questi anni, per don Enrico Chiavacci (1926-2013), teologo morale, “un’igiene mentale ci occorre, che sappia coniugare la semplicità del Vangelo con la estrema complessità della realtà materiale e delle correnti di pensiero in cui siamo immersi”. Nel 2001 e nel 2003, Cittadella editò due suoi libri, 'Lezioni brevi di etica sociale' e 'Lezioni brevi di bioetica' nei quali sintetizzava con puntualità aspetti nevralgici del nostro tempo. In 'Lezioni brevi di bioetica' la constatazione che “etica e scienza sono tutte e due attività dello spirito umano in ricerca” e “hanno un disperato bisogno l'una dell'altra” portava ad un'ulteriore considerazione: “I contrasti fra etica e scienza vengono oggi spesso presentati come insanabili o vengono deliberatamente esasperati”. A questa esasperazione, aggiungiamo, si può ricondurre la polarizzazione dei concetti di “conservatorismo” e progressismo”, usati talvolta come una clava in nome di un'istintiva semplificazione. C'è una certa differenza tra “progressismo” e “ideologia del progresso” (Paul Tillich).

L'esasperazione caratterizza non poco delle cronache politiche di questi giorni, con una certa ricaduta sull'opinione pubblica. Accade oggi, è accaduto anche in passato. “Vi è certo dietro questa esasperazione – continuava Chiavacci - l'opera dei media che in primo luogo e come primario interesse debbono dar profitto. Una seria informazione scientifica viene assai spesso sopraffatta dalla necessità di creare sensazione: solo così il prodotto mediatico offre il massimo profitto...”. Proponiamo ampi stralci delle riflessioni di Chiavacci, senza interruzioni: “... Dietro questa esasperazione del contrasto vi sono radici ben più profonde. Vi sono fondamentalismi filosofici e religiosi che si sentono minacciati dalla ricerca scientifica: minacciati nelle loro tradizioni plurisecolari, nei loro sistemi di precetti che spesso non sono di origine divina, ma solo frutto di umani ragionamenti; e soprattutto timorosi che le novità delle conoscenze scientifiche portino a un relativismo etico (invece che a una relativizzazione delle attuali conoscenze umane sull'uomo e sul cosmo, conoscenze sempre bisognose di ulteriore cammino). E vi è, in senso opposto, la pretesa di indipendenza della scienza dalle altre forme di riflessione dell'uomo su se stesso, come se il progredire delle conoscenze scientifiche fosse di per se stesso identificato col progresso dell'umanità e della comprensione che l'uomo ha di se stesso: ogni intervento della filosofia, della teologia e anche – perché no – dell'arte viene visto come una indebita intrusione in un campo sacro e inviolabile. Si dimentica troppo spesso che sempre, ieri come oggi, grandi scienziati sono stati anche grandi filosofi e spesso uomini di fede... Scienza ed etica hanno assoluto bisogno l'uno dell'altra...”.

La ricerca scientifica oggi “non può avvenire che in istituti dotati di costose apparecchiature. Se il capitale necessario proviene non da enti pubblici o fondazioni o istituti non-profit ma da istituti finanziari privati, possono nascere gravi problemi di coscienza. In tale caso infatti l'unico scopo del finanziamento è sempre e solo la massimizzazione del profitto. Lo spirito del ricercatore può essere sincero, ma la ricerca sarà sempre mirata: mirata al profitto e spesso bloccata quando i risultati possano mettere a rischio altri prodotti ancora ad altro profitto...”.

Alcune pagine del libro toccavano il punto sensibile della fecondazione eterologa, con considerazioni che in qualche modo anticipano punti di discussione in questi giorni: “... il nascituro sarà figlio genetico di uno dei due partner e di un'altra persona terza (conosciuta o sconosciuta): ciò porta a due conseguenze. Il figlio non sarà allevato ed educato dalla coppia generante: se si ritiene che vi sia un diritto del figlio ad essere assistito dai suoi genitori 'naturali', questo diritto è violato. E' vero che in molti casi – divorzio, separazione, morte di un genitore – ciò avviene anche al di fuori della fecondazione assistita eterologa: sono casi sempre tristi e difficili, a cui la società cerca in qualche modo di porre rimedio. Ma generare deliberatamente e fin dall'inizio della gravidanza una situazione simile per il nascituro ci sembra moralmente inaccettabile. Ma il problema è più complesso: si costituisce una asimmetria nei rapporti della coppia col figlio e nei rapporti interni alla coppia. E si costituiscono così le premesse di disagi psicologici sia nel figlio che fra i partner. Disagi che possono divenire danni psichici per il figlio e causa di disarmonia nella coppia. Quando poi il figlio sarà informato della sua vera paternità (o maternità) genetica, quali reazioni potrà avere? E' vero che un problema simile si ha anche in caso di adozione: ma in tale caso cade la pregiudiziale negativa dell'asimmetria con tutti i rischi ad essa connessi... sono rischi, è vero, e non certezze. Ma è moralmente accettabile correre tali rischi per soddisfare il desiderio, anche disinteressato, di avere un figlio?...”.

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