La comunicazione sorda
Quali sono le energie che sotto traccia costruiscono o erodono il vivere comune? Leggendo gli scritti dei padri del deserto ci si imbatte nella figura e nelle opere di Evagrio Pontico (345-399), che aveva sperimentato a Costantinopoli una vita piuttosto mondana prima di diventare monaco. Sua è anche questa affermazione: “Solo tra i pensieri quello della vanagloria è molto materiale e abbraccia quasi tutta la terra abitata, aprendo le porte ai demoni, come farebbe un brutto traditore della città” (Evagrio Pontico, 'Sui pensieri, riflessioni, definizioni'. A cura di Lucio Coco. Città Nuova). Gli spiriti divisivi, si nutrono di questa corsa all'affermazione di sé, che travolge gli altri come un ostacolo e così la città e tutta la terra abitata vengono tradite. Talvolta è un moto inerte: si è così presi dalla comunicazione di sé da non riuscire a mettere un freno e da non domandarsi nemmeno più: “Ma chi mi ascolta davvero?”. E soprattutto: “A che serve?”. E' evidente che questa tendenza riguarda ogni persona – perché tutti partecipano della costruzione o dell'erosione della città – ma proviamo a proiettare queste considerazioni sulla politica. Liberarsi dalla vanagloria in politica è una lotta anche contro l'uso sconsiderato dei social non finalizzato al bene comune, falsificante, oppure indirizzato a uno scopo distruttivo fino all'estremismo totalitario (come accadeva con la radio, negli anni Trenta, ma anche più recentemente in Ruanda: rileggere gli studi di Serghej Ciacotin sulla sincronia e l'ingegneria delle anime). Potente motore del rancore distruttivo è la frustrazione, da altri (Nietzsche) definita “il tormento dell'invano”. Non sarà il caso di fermarsi ogni tanto e provare ad ascoltare?