Frammenti del mondo terrestre
L'Amazzonia rischia di essere depredata, i polmoni del mondo si assottigliano, il caldo cambia i connotati ai poli artico e antartico, da noi i delfini si spiaggiano (cinque solo nelle ultime settimane in Toscana). La natura rapace e avida di una parte dell'umanità contribuisce a questa deriva autodistruttiva. Nella serigrafia 'Destruction an denial' dello street artist Obey, che si può ammirare in una mostra in Palazzo Medici Riccardi, è rappresentato il paradosso e il corto circuito di questa corsa che porta al nulla: un uomo ridotto a scheletro, con le fiamme alle spalle ma sorridente e in posa in giacca e cravatta. D'altra parte su una parete di una via del centro di Firenze, si poteva leggere questo epigramma a grandi caratteri: “La dermatite, amore,/era l'universo che ti avvisava”.
Se ci fermiamo a questi dati – e a queste rappresentazioni - potremmo essere tentati di abbandonarci – con qualche ragione - a uno sguardo pessimista. Ma il lamento da sé non salva. L'ottimismo della volontà deve approdare nell' “altrove” più vicino a noi di quanto non si pensi. Un po' alla volta, ad esempio, ci stiamo educando all'idea e alla pratica della raccolta differenziata e di comportamenti virtuosi, dal piano personale a quelli più corali.
La Fee Italia (Foundation for environmental education), la stessa che assegna le Bandiera Blu alle località marine, ha affidato “la bandiera a spighe verdi” a 46 Comuni di 13 regioni italiani, riconosciuti come i più virtuosi nelle politiche ambientali e della qualità di vita. Vi figurano anche Castellina in Chianti, Massa Marittima, Castiglione della Pescaia, Castagneto Carducci, Bibbona e Fiesole (45 per cento di coltivazioni biologiche sulla sua superficie agricola). Sono segnali veri di un ribaltamento di comportamenti che fanno cultura. Teologicamente l'attacco all'ambiente è riconosciuto come “peccato”, segno di separazione distruttiva tra uomo e creato. Papa Francesco nella sua enciclica 'Laudato si'', di cui è opportuna la lettura, insiste: “Ci illudiamo di poter sostituire una bellezza irripetibile e non recuperabile con un'altra creata da noi”.
Nella nostra “casa comune” abbiamo il mare – al quale torniamo d'estate in tanti - mare che ci ha aperto gli occhi sulla plastica, i rifiuti e sull'odissea dei migranti la cui vita può finire negli abissi. Anche questi, direbbe il poeta Luciano Fintoni (Vaglia 1935- Firenze 1991), sono “Frammenti del mondo terrestre”, mondo da amare, mondo da salvare. Fintoni ci era arrivato con anticipo, decifrando quelli che apparivano trenta anni fa come fatti rari (lo spiaggiamento di una balena) ma che ci lanciavano un avvertimento: “Non lo seppe nessuno come fosse/ finita sulle secche del Cinquale./Forse aveva inghiottito un largo telo/ di plastica e era morta soffocata/ forse – qualcuno disse – anche d'inedia/ ché troppo scarso di plancton era il mare... Grande cetaceo/ venuto a morir qui per ricordarci/ profondi vuoti quando ancora l'Uomo/ era incluso ed il tempo lo scandiva/ la campana del mare. Anche per dirci/ che tutti un giorno torneremo ignoti/ all'acque grandi che portano a spiagge/ remote inaccessibili al pensiero”. Ascoltare il suono di questa campana azzurra salva.