Il pianeta azzurro

Deposito nucleare, carta dei siti potenziali pronta, la politica no

La carta delle aree potenzialmente idonee a riceve il deposito nazionale delle aree idonee è come la tela di Penelope. Viene fatta e poi disfatta, è ormai tecnicamente ben sedimentata e assolutamente pronta ma su tutto prevale la volontà di tenerla nei cassetti dei ministeri competenti e lì rischia di restarci nonostante la asserita volontà del ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda di pubblicarla prima di lasciare il suo dicastero. "La lista c'è - scrisse Calenda in un tweet il 23 marzo _ ed è giusto che i cittadini la conoscano".

O meglio, sarebbe, perchè nel frattempo è arrivata una frenata. Qualcuno ai massimi livelli istituzionali ha fatto sapere che l'idea di lasciare al prossimo governo un regalo così politicamente scomodo era inopportuna. E così gli italiani dovranno attendere ancora, con i rifiuti radioattivi sparsi in vari siti (vedi cartina a fianco) che spesso non sono certo il massimo della sicurezza, e comunque costano molto in gestione: ma si sa, lasciare le cose come stanno, anche se stanno male, è sempre la politica più facile, più demagogica e redditizia in termini di consenso spicciolo. La politica dello struzzo.

"Con i ministeri competenti _  ha detto ieri in conferenza stampa Luca Desiata, l'Ad di Sogin, la società pubblica che dovrà costruire e gestire il deposito _ la discussione non si è mai interrotta e l’accelerazione di queste settimane è stata positiva perché ci ha permesso di completare ulteriormente il dossier, poi lasciamo alla politica la scelta del momento politico opportuno. Non entro nel merito delle decisioni governative, è un nulla osta che deve essere supportato in modo solido. Noi lo riteniamo un progetto essenziale, a bassissimo rischio ambientale ma siamo consapevoli delle difficoltà che il progetto incontrerà. Noi possiamo dire che siamo pronti a pubblicare la Cnapi anche in questi giorni e che il processo sarà condiviso con i territori. Ci aspettiamo dal nuovo governo un dibattito sereno, aperto, trasparente, dal punto di vista tecnico, che possa evidenziare i rischi limitati di questa struttura e i benefici per il territorio". Ottimista.

Per Desiata il deposito è «una infrastruttura essenziale per la messa in sicurezza delle scorie, un progetto a bassissimo rischio ambientale. Siamo consapevoli delle difficoltà che troverà presso l'opinione pubblica. Per questo pensiamo che il processo decisionale debba essere il più possibile condiviso con il territorio». Non a caso,  la Cnapi è un documento non scritto sul marmo, ma aperto, che servirà come base ad una consultazione pubblica per dare vita poi alla successiva carta delle aree idonee (Cnai) e quindi cercare il consenso sul territorio. Il deposito dovrebbe entrare in funzione nel 2025. Se i tempi si allungheranno, ha detto Desiata, «dovremo sopportare costi maggiori per l'ampliamento dei depositi esistenti e lo stoccaggio all'estero». E così, con ogni probabilità, sarà: pagheremo caro, per anni, la non scelta. Saggiamente, Sogin ha rinegoziato l'accordo con la Nuclear Decommissioning Agency britannica ottenendo uno sconto di 26 milioni di euro (da 1,915 a 1,897 miliardi) per il trattamento del combustibile nucleare inviato in Gran Bretagna per il riprocessamento e ha ottenuto che il materiale ricondizionato sia trattenuto in Inghilterra quattro anni in più rispetto al previsto.  Anni molto utili, visti i ritardi sulla Cnapi. Ma dopo, se il deposito non sarà statao costruito, si dovrà ulteriormente mettere mano al portafoglio.

Lo scorso 1 marzo 2018, l’Ispra aveva consegnato al ministero dell’Ambiente e al ministero dello Sviluppo Economico l’aggiornamento della proposta di carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi), come risultante dall’istruttoria di verifica e validazione condotta sulla base di alcune modifiche apportate dalla Sogin alla proposta di Cnapi del 2015, a seguito di alcuni aggiornamenti intervenuti nei database di riferimento utilizzati per l’elaborazione della proposta stessa. Lo scorso 21 marzo sono pervenute all’Istituto alcune richieste di chiarimenti formulate dallo stesso ministero dell’Ambiente. Il 29 marzo l’Ispra ha provveduto a riscontrare dette richieste confermando la validità della proposta di Cnapi in precedenza consegnata e chiudendo, con ciò, le proprie valutazioni tecniche al riguardo.

E l'11 aprile  il ministero dell'Ambiente ha approvato la Cnapi passandola al ministero dei Beni Culturali per la sua valutazione e la firma del ministro Franceschini. Ma la carta resta ancora ben chiusa nei cassetti che contano. E la sua uscita prima della nascita di un nuovo governo è sempre più improbabile.

Sogin, nell'assenza della politica, quindi può solo portare avanti il lento decommissioning degli impianti nucleari italiani, ma senza avere quel deposito nel quale le scorie e i materiali comunque contaminati dovrebbero poi finire. Un paradosso italiano. Sul decommissioning, peraltro,  siamo solo al 27% in termini di smantellamento. A livello economico "con 705 milioni spesi su un totale di 2,6 miliardi  - ha chiarito Desiata - siamo a poco meno di un terzo della procedura di decommissioning, ma finche' non si staccheranno i vessel (il recipiente in pressione che contiene il nocciolo di un reattore nucleare, ndr.) non possiamo dire di essere entrati nel cuore del sistema". E quello che si cercherà di fare ragionevolmente ad inizio 2019.

 "Il 2017 _ ha detto Desiata _ e' stato per Sogin un anno di forte ripresa delle attivita' di decommissioning e di implementazione di un processo aziendale volto a razionalizzare e riorganizzare la struttura.  Sogin ha realizzato un volume di attivita' di smantellamento pari a 63,2 milioni di euro (erano 53,8 nel 2016) superiore del 13% rispetto alla media degli-ultimi sette anni (2010-2016) e il secondo miglior risultato, dopo il 2015, in termini economici da quando la societa' e' stata costituita".Nel 2017 il Gruppo ha anche  triplicato, rispetto al 2016, il valore delle attivita' verso terzi, sia in Italia che all'estero, passando da 6,3 a 20,8 milioni. Inoltre, sottolinea l'Ad, "per la prima volta l'organico aziendale del gruppo e' diminuito significativamente : -94 unita' rispetto al picco massimo di marzo 2016 con un risparmio di 5,9 milioni".

Per il 2018, Sogin a livello economico, punta ad un trend di ulteriore contenimento dei costi operativi e al consolidamento organizzativo. Gli obiettivi strategici previsti entro l'anno, ha elencato Desiata, sono: la conclusione della bonifica, nei prossimi mesi, della Fossa 7.1 nell'impianto Itrec di Rotondella (Mt), le attivita' preliminari per l'attacco ai vessel delle centrali di Trino (Vc) e Garigliano (Ce); la conclusione del decommisioning dell'impianto di Bosco Marengo (Al), dove sara' raggiunta la cosiddetta fase di a'brown field'. Nel corso del 2018 Sogin lavorera' per riprogrammare gli iter di gara per terminare i lavori di realizzazione del complesso Cemex a Saluggia (Vc) e dell'impanto Icpf a Rotondella (Mt). Con la legge di bilancio 2018 e' stato poi affidato a Sogin il decommisioning del reattore Ispra-1, situato nel complesso del Joint Researche Centro di Ispra (Varese).

Molta carne al fuoco, ma alla filiera del decommissioning manca la parte finale, il deposito. E nessuno è oggi in grado di fare previsione su se e il quando verrà realizzato. 

 

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