Il pianeta azzurro

Nucleare e carbone vanno fuori mercato? Trump vuole obbligare ad acquistare la loro energia comunque

Alessandro Farruggia

4 giugno _ Il nucleare e il carbone stanno progressivamente finendo fuori mercato per effetto dell'avanzata di rinnovabili sempre più efficienti ed economiche e della digitalizzazione della rete e allora cosa escogitano alcuni zelanti consiglieri dell'amministrazione Trump? In una nota riservata (che si può leggere QUI ) suggeriscono di ordinare agli operatori di rete di acquistare energia elettrica da carbone e centrali nucleari in difficoltà. Il tentativo è quello di prolungare la vita di impianti decotti, una mossa che potrebbe rappresentare un intervento senza precedenti nei mercati energetici americani e un precedente a livello mondiale. Le vecchie centrali a carbone sono superate? Il nucleare è diventato un costoso dinosauro? Manteniamole in vita per decreto.

La mossa non esce dal nulla ma ha l'appoggio della Casa Bianca, che da sempre è a favore del carbone. Una dichiarazione del segretario per la stampa della Casa Bianca Sarah Sanders , che si può leggere QUI non ha chiarito in dettaglio  quali passi l'amministrazione Trump prenderà, ma ha affermato che "mantenere la rete elettrica americana e le infrastrutture energetiche forti e sicure protegge la nostra sicurezza nazionale, la sicurezza pubblica, e l'economia da attacchi intenzionali e disastri naturali". "Purtroppo, le imminenti chiusure di centrali alimentate da combustibili sicuri (chiari riferimento a carbone e nucleare. NDR) _ ha aggiunto Sanders _ stanno portando a un rapido esaurimento di una parte critica del mix energetico della nostra nazione, con un impatto sulla resilienza della nostra rete elettrica". Sanders ha così annunciato che "il presidente Trump ha incaricato il segretario per l'Energia Rick Perry di preparare misure immediate per arrestare la perdita di queste risorse e attende con interesse di ricevere le sue raccomandazioni".  E' solo questione di tempo e di come farlo, non se. La volontà politica c'è.

Lo scoop che ha rivelato il piano è stato di  Bloomberg News, che scrive: "secondo il piano il Dipartimento dell'Energia eserciterebbe l'autorità di emergenza", "per ordinare agli operatori di acquistare energia elettrica o capacità di generazione elettrica da impianti a rischio. L'Agenzia sta inoltre pianificando la costituzione di una Riserva strategica per la produzione di energia elettrica con l'obiettivo di promuovere la difesa nazionale e massimizzare l'approvvigionamento energetico nazionale.  "È necessaria un'azione a livello federale per fermare gli ulteriori pensionamenti prematuri della capacità di produzione a sicurezza di combustibile (leggi, carbone e nucleare. NDR)", afferma la bozza di 41 pagine distribuita prima di una riunione del National Security Council  sull'argomento".

L'intervento sarebbe effettuato utilizzando il Federal Power Act che consente all'amministrazione di assicurare profitti garantiti per le centrali elettriche in grado di immagazzinare grandi quantità di combustibile in loco. E il Dipartimento dell'Energia vorrebbe utilizzare anche il  Defense Production Act, una legge dell'era della guerra fredda, una volta invocata dal presidente Harry Truman per aiutare l'industria siderurgica. E' un intervento che viene dal passato. Con logiche fossili.

"Il documento, datato 29 maggio e distribuito il giovedì, è contrassegnato come "bozza, non è per ulteriore distribuzione". Mentre i funzionari dell'amministrazione stanno ancora decidendo la loro strategia finale  il memorandum rappresenta l'ultimo piano del Dipartimento dell'Energia per intervenire a favore delle centrali nucleari e a carbone e nucleare da parte dei consiglieri top del presidente.

"Troppi di questi impianti a carbone _ è scritto nella bozza _  sono andati in pensione prematuramente e molti altri hanno recentemente annunciato il ritiro, solo per essere sostituiti da gas naturale meno sicuro, meno resistente e fonti di energia rinnovabili". La disattivazione delle centrali elettriche, si sostiene, "deve essere gestita per motivi di sicurezza nazionale" esi afferma che è necessario un intervento federale "prima che gli Stati Uniti raggiungano un punto di svolta nella perdita di risorse essenziali e sicure per la produzione di energia elettrica". "Le installazioni del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti _ si sottolinea _ dipendono per il 99 per cento dalla rete elettrica commerciale, e questa una delle ragioni per cui l'affidabilità del sistema elettrico è di vitale importanza per la difesa nazionale e la sicurezza interna". ,

Secondo il piano, per due anni, il Dipartimento dell'Energia dovrebbe ordinare l'acquisto di capacità di generazione di energia elettrica  da un elenco designato di impianti "per prevenire eventuali azioni future verso la loro disattivazione o la disattivazione". La proposta di direttiva del Dipartimento dell'Energia prevede inoltre che alcuni di questi impianti continuino a produrre e a fornire energia elettrica in base ai contratti esistenti o recenti con le imprese di pubblica utilità.

Le compagnie elettriche prevedono di ritirare 16.200 megawatt di carbone e 550 megawatt di capacità delle centrali nucleari quest'anno, secondo Bloomberg New Energy Finance (BNEF). E sempre secondo BNEF due dozzine di centrali nucleari delle 99 oggi operative negli Stati Uniti - che rappresentano quasi 33 gigawatt - stanno valutando se chiudere o magari operare in perdita fino al 2021. L'industria del carbone, che ha fortemnente sostenuto Trump, ha chiesto di fare qualcosa e questa è la risposta di alcuni consiglieri del Presidente: energia da carbone e da nucleare obbligatoria per decreto. Un passo contro la storia e, visto il forte contributo dell'energia elettrica da carbone alle emissioni industriali di gas serra, contro la lotta ai cambiamenti climatici.

Dall'entrata di Trump alla Casa Bianca 25 centrali a carbone hanno chiuso e, come ha scritto il New York Times, "nel mese di settembre, nel tentativo di contrastare queste forti tendenze del mercato, il segretario all'Energia Perry ha chiesto alla Federal Energy Regulatory Commission, che supervisiona i mercati regionali dell'energia elettrica, di prendere in considerazione la possibilità di garantire rendimenti finanziari per qualsiasi centrale elettrica che possa stoccare in loco combustibile per 90 giorni, che potrebbe includere molte centrali a carbone e nucleari. Egli ha sostenuto che la perdita di tali impianti avrebbe minacciato "l'affidabilità e la resilienza della rete della nostra nazione". "Ma a gennaio _ ricrda il NYT _  la commissione ha respinto all'unanimità la richiesta di Perry, affermando che le reti elettriche del paese hanno attualmente a disposizione molta capacità elettrica di riserva, anche con la perdita di unità di carbone e nucleari negli ultimi anni, e che i gestori di rete hanno a disposizione strumenti sufficienti per mantenere le luci accese".

Adesso Trump e Perry ci riprovano, con altri sistemi. A seconda delle misure che verranno decise dall'amministrazione Trump, un intervento per sostenere centrali nucleari e a carbone non redditizie potrebbe costare ai consumatori tra i 311 milioni e gli 11,8 miliardi di dollari l'anno, secondo una stima preliminare di Robbie Orvis, direttore della progettazione della politica energetica di Energy Innovation. Ma i costi sembrano essere secondari: la misura è ideologica.

Gli ambientalisti sono infuriati. "Questa _ ha commentato Mary Anne Hitt, direttrice della campagna del Sierra Club per la chiusura delle miniere di carbone _ rappresenta una manovra oltraggiosa per costringere i contribuenti americani a salvare i dirigenti delle aziende energetiche che usano carbone e del nucleare che hanno preso decisioni sbagliate investendo in risorse energetiche sporche e pericolose, e sarà sconfitta sia dai tribunali che dall'opinione pubblica". Ma protestano non solo gli ambientalisti. Aziende del settore del petrolio e del gas si sono uniti alle aziende dell'eolico e del solare in una dichiarazione congiunta di condanna del piano, dicendo che il progetto è "giuridicamente indifendibile" e che "costringerebbe i consumatori a pagare di più per l'energia elettrica". E ovviamente sarebbe un ostacolo ulteriore nell'accidentato percorso del post accordo di Parigi, per la cui implementazione si sono spese molte utility _ in Italia Enel in primis, che vede nelle rinnovabili il focus della sua strategia _ ma che la decisione di Trump rischia di rendere molto più complicata, almeno negli Stati Uniti.

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