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Mario Luzi, un inedito

 VEDI IL VIDEO Luzi a Pienza negli anni Novanta in un corto di Annamaria Murdocca 

ASCOLTA GLI AUDIO Miniantologia luziana (dal sito "Mendrisio-Mario Luzi. Poesia del mondo")

Firenze, 4 agosto 2012 – Secondo quella che è ormai una nobile tradizione, ogni anno Paolo Andrea Mettel rende onore alla memoria di Mario Luzi stampando una preziosa plaquette contenente un testo inedito del poeta. 

Lo fa da generoso mecenate moderno e soprattutto da persona veramente  interessata ai fatti della cultura e dell'arte; lo fa, nel caso specifico di Luzi, da Presidente dell'Associazione svizzera «Mendrisio-Mario Luzi. Poesia del mondo» e soprattutto da persona che di Luzi fu molto amica, specialmente negli anni tardi e ultimi, quando il poeta d'estate amava soggiornare in quell'incomparabile, solitario e protetto gioiello di storia e arte, cultura e natura, che nel cuore della Val d'Orcia, in Toscana, è Pienza.

Quella Pienza di cui Luzi ha magnificamente testimoniato in una sua prosa in questi termini: «Pienza e il suo paesaggio: una chiara immensa vallata, una fissità continuamente mutevole e trasecolante, l'infinito scritto e cancellato nel cielo e in quella terra aperta, mille volte al giorno. Così, nella mia nicchia di solitudine, mentre il giorno umano e non umano sfugge alla terra, dall'incavo dei suoi piccoli monti e si eclissa tra le pieghe dei suoi aridi dossi, l'animo elabora anche una nostalgia dei propri simili, del contatto con il mondo degli uomini: perché é nella separatezza che viene rivalutata la totalità. Il cuore, da una condizione di malinconia deborda, allora, ad una 'carità' universale che nasce dal senso acuto della fragilità umana, della vita, della bellezza. E tutto ciò è attesa, promessa».

La poesia proposta qust'anno, accompagnata come al solito da una breve nota al testo di Stefano Verdino, è formidabile. Si intitola Si stese ed è rapportabile per epoca di composizione a quelle ultime liriche di Luzi poi uscite postume nel volume Lasciami, non trattenermi: poesia riconducibile in particolare, al pari di Qui, nell'essere attiguamente dislocata nell'agenda che accoglie l'autografo di Si stese, a quell'ampia serie di splendide poesie di genere meditativo-filosofico di cui la raccolta garzantiana del 2009 si fa portavoce.

«Questa poesia – avverte Verdino – non è stata licenziata dall'autore, ma è stata tuttavia da lui ricopiata – con ogni probabilità – in una serie di testi in pulito, senza pentimenti. Questo un poco ci consente di renderla pubblica e rubricarla tra gli ultimi e sempre suggestivi appuntamenti del poeta con la magua del suo linguaggio». E in realtà, senza eccessive cautele, Si stese, fatta salva l'esigenza di  fornire correttamente al lettore ragguagli circa la storia del testo e il grado di approvazione a quel testo riservato da parte dell'autore, non è nient'altro che questo: un altro piccolo, concentrato capolavoro di Mario Luzi, che viene ad accrescere la storia della poesia e, insieme, la nostra ammirazione e il nostro debito di gratitudine nei confronti di uno dei massimi rappresentanti della letteratura italiana del Novecento.

P.S. Iscrivendosi all'Associazione, si potrà avere in omaggio la plaquette artistica con l'inedito di Luzi. Dettagli e istruzioni nel sito «Mendrisio-Mario Luzi. Poesia del mondo».

Marco Marchi

Si stese

Si stese
nel paese una muta
domenica di neve.
Disparve ogni visibile
segnale di creature
in quell'unico biancore.
Si spense
la molteplicità, si sfece
il variopinto
del mondo, della scena.
L'essere si riprese
ogni apparenza,
fu solo con sé,
con la sua essenza.
Che cosa restò fuori
dall'incontaminato albore?
I casi della storia o i segni
della nostra vanagloria?
La vita però era
prima e dopo di sè. Era.

Mario Luzi

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