Notizie di poesia

‘Notizie di poesia’. Aprile, il post del mese (con i vostri commenti)

Firenze, 30 aprile 2014 – Trionfo del sublime William Shakespeare e di uno dei suoi sublimi sonetti: è il post Shakespeare, il compleanno e l'anniversario l'indiscusso post del mese di aprile 2014.

Ottimi piazzamenti anche per Cesare Pavese e Walt Whitman, pressoché alla pari, rispettivamente secondo e terzo per un minimo scarto, con La canzone di Cesare Pavese e Walt Whitman. 'O Capitano! Mio Capitano'.

Seguono, con numerosi "mi piace" e non pochi commenti collezionati, Pier Paolo Pasolini e Léopold Sédar Senghor, a loro volta con i post molto letti e apprezzati Il Vangelo di Pasolini: cinquant'anni e La donna nera di Senghor.

Buona lettura e rilettura a tutti (lettura e rilettura dei testi e naturalmente, come sempre, dei vostri commenti)!

Marco Marchi

Shakespeare, il compleanno e l'anniversario

VEDI I VIDEO Il sonetto CXXXV “Ogni donna ha quel che vuole, tu hai il tuo Will” , "Whoever hath her wish, thou hast thy Will" , Tre sonetti

Firenze, 23 aprile 2014 – Ricordando il grande William Shakespeare nato e morto a Stratford-upon-Avon, il  23 aprile 1564 (la cosa però non è certa, e il 23 aprile è la festa di San Giorgio, patrono d'Inghilterra) e il 23 aprile 1616.

Se ogni donna ha ciò che vuole, tu hai il tuo Will

Se ogni donna ha ciò che vuole, tu hai il tuo Will,
e un Will in aggiunta, e un Will in sovrappiù;
sono di troppo io, che sempre t’importuno
aggiungendomi così alla tua dolce voglia.
Non vorrai tu, la cui voglia è larga e spaziosa,
concedermi una volta di celare la mia voglia nella tua?
Dovrà l’altrui voglia apparire tutta grazia
e per la mia voglia non splenderà gentile accettazione?
Il mare, tutto acqua, riceve pur sempre la pioggia
e in abbondanza accresce le sue scorte;
così, tu che di Will sei ricca, aggiungi al tuo Will
una mia voglia per fare ancor più larga la tua voglia.
Il tuo crudele no non uccida gentili pretendenti:
pensali tutti quanti uno, e me unico Will in tutta quella voglia.

(traduzione di Alessandro Serpieri)

Whoever hath her wish, thou hast thy Will

Whoever hath her wish, thou hast thy Will,
And Will to boot, and Will in over-plus;
More than enough am I that vexed thee still,
To thy sweet will making addition thus.
Wilt thou, whose will is large and spacious,
Not once vouchsafe to hide my will in thine?
Shall will in others seem right gracious,
And in my will no fair acceptance shine?
The sea, all water, yet receives rain still,
And in abundance addeth to his store;
So thou, being rich in Will, add to thy Will
One will of mine, to make thy large will more.
Let no unkind, no fair beseechers kill;
Think all but one, and me in that one Will.

William Shakespeare 

(da Sonnets)

I VOSTRI COMMENTI

Duccio Mugnai
La leggiadria linguistica dell'inglese shakespeariano è formidabile e proverbiale. Qui ancora una volta. Forte erotismo, tale da evocare un dialogo con una prostituta, sublimato in una diversità semantica tra Will e will, che magicamente inganna e si presenta come "cortese" sinonimia.Elisabetta Biondi Della Sdriscia
Dal petrarchesco Laura-lauro allo shakespeariano Will-will: gli oltre duecento anni di petrarchismo non solo non hanno ucciso il sonetto e la poesia, ma ne hanno fatto un genere letterario immortale, capace di rinnovarsi nell'incontro fecondo con il genio creativo di un poeta immortale come Shakespeare! Ermione.

Erika Olandese Volante
In questo grazioso sonetto Shakespeare si diverte con le parole, provando con funambolica eleganza a mantenersi in equilibrio sul filo teso fra arte e vita quotidiana, poesia e prosaica sensualità. Il numero riesce, ed il risultato è un'irresistibile ironia di sapore gradevolmente archeologico, a metà fra un'apostrofe da atellana e un sospiroso componimento neoterico.

Greta Fantechi
“Whoever hath her wish, thou hast thy Will” rappresenta, per me, un rebus traboccante d'erotismo all'interno dell'inafferrabile enigma shakespeariano. Trovo estremamente intrigante il “quadro sentimentale” in cui sono coinvolti la Donna ed il personaggio dell'Io narrante, che descrive, in modo forse poco lunsinghiero, lo scabroso, disinvolto rapporto della Dark Lady con la propria sessualità. Da tale approccio emerge una pregiudizievole relazione uomo-donna, in cui vige una sorta di sottomissione o schiavitù sessuale esercitata dalla figura femminile, che sembra quasi rimandare al mito omerico di Circe e Odisseo. Ritengo, però, che l'esegesi del Sonetto CXXXV non possa prescindere dal testo in lingua originale: il componimento poetico ruota attorno alla parola-chiave “will”, cui la critica letteraria ha attribuito molteplici possibilità interpretative: il significato primario di “intento/deliberato proposito” e la condizione di verbo ausiliare, vengono surclassati, infatti, da altrettante accezioni, che denotano sia i concetti di lussuria e caparbietà, sia, propriamente, l'organo genitale maschile e/o femminile; (designando, inoltre, il soprannome di Guglielmo, “Will” sembra tradire la tanto discussa ambiguità sessuale di Shakespeare: il fatto che il destinatario “misogino” dei Sonetti fosse stato indicato soltanto con le iniziali W.H., indica, infatti, come un'esplicita attribuzione identificativa del dedicatario avrebbe costituito per l'editore un elemento alquanto insidioso e scottante). L'asserzione “her will is large and spacious” e l'immagine iperbolica della morte dei “fair beseechers killed by a refusal” contribuiscono, a mio parere, a rafforzare il contenuto “emblematicamente erotico” del Sonetto, rimandando, con il loro duplice significato, alla conclusione di atti amorosi. Interessanti anche le velate allusioni al Cristianesimo e all'episodio biblico del giardino dei Getsemani (“...to hide my will in thine”), attraverso il quale l'Io narrante eleva l'adultera al “ruolo poetico” di Dea e celebra il Poeta come un Cristo, mettendo in luce la connessione – ancora una volta enigmatica -, tra i misteri dell'amore e della religione.

Aretusa Obliviosa
Questa è una di quelle volte in cui ci si rende conto di quanto sia importante poter leggere le poesie in lingua originale. Sopraffina la musicalità di questi versi.

Isola Difederigo
Se anche Prospero/William ha infine rinunciato ai suoi incantesimi, la magia della poesia non può, oggi come ieri, fare a meno di lui.

tristan51
La fama di genio non è usurpata...

Giulia Bagnoli
L'esclusività dell'amore non esclude altri gentili pretendenti. Chi ama attrae amore. L'aggettivo "gentili" non rimanda al cor gentil dantesco?

cesare
In questi versi William Shakespeare ci propone un mirabile gioco di parole, per significare alla sua donna l'esclusività del suo amore. Se infatti lei fosse anche distratta da altre voglie verso altri, cosa umanamente possibile e sempre temuta da chi ama, ebbene sappia concentrare tutti gli altri nel suo Will, come il mare, che abbonda d'acqua, riceve e non rifiuta la pioggia, che ne aumenta ancor più il volume. Trovo l'affermazione del tutto originale, tornando a pieno vantaggio del poeta e drammaturgo inglese, che così vedrebbe addirittura aumentata una concentrata voglia e possibilità d'amore da parte di colei che è oggetto del suo amore. Una esclusività, insomma, che non escludendo gli altri, li unisce solo in chi ama, che saprà amare quindi, con maggior forza ed intensità.

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