Ancora per non dimenticare. ‘Refugee Blues’ di Auden
VEDI I VIDEO "Refugee Blues" , “September 1, 1939”
Firenze, 28 gennaio 2014 – Ancora per non dimenticare, ancora per sapere e per non dimenticare. Dal sito Canzoni contro la guerra: «Nei mesi immediatamente precedenti lo scoppio della seconda guerra mondiale Auden scrisse alcune poesie contro il nazismo e l’orrore che si profilava all’orizzonte, anzi, che era già chiaramente manifesto, per lo meno per chi voleva tenere gli occhi aperti.
Il componimento più celebre di quel periodo è sicuramente September 1, 1939, dedicato all’invasione della Polonia.
In Refugee Blues invece Auden descrive in modo chiaro, asciutto e drammatico la condizione degli Ebrei nell’Europa travolta dalla furia di Hitler, mettendo altresì il dito in una piaga ancora oggi aperta, quella dell’indifferenza e addirittura del rifiuto che gli Ebrei si videro opporre dalle "democrazie" dell’epoca nel loro disperato tentativo di trovare rifugio ed asilo, cosa che allora contribuì non poco a sottovalutare la portata dello Sterminio e che contribuisce ancora oggi ad alimentare le vergognose tesi negazioniste o riduzioniste».
Simbolo di questa tragica condizione subita, una foto risalente al marzo del 1939 in cui si vedono rifugiati ebrei della Cecoslovacchia espulsi, accompagnati dalla polizia britannica all'aeroporto londinese di Croydon: http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=39426&lang=en.
Per non dimenticare, per sapere e per non dimenticare.
Marco Marchi
Blues dei rifugiati
Poniamo che in questa città vi siano dieci milioni di anime,
V’è chi abita in palazzi, v’è chi abita in tuguri:
Ma per noi non c’è posto, mia cara, ma per noi non c’è posto.
Avevamo una volta un paese e lo trovavamo bello,
Tu guarda nell’atlante e lì lo troverai:
Non ci possiamo più andare, mia cara, non ci possiamo più andare.
Nel cimitero del villaggio si leva un vecchio tasso,
A ogni primavera s’ingemma di nuovo:
I vecchi passaporti non possono farlo, mia cara, i vecchi passaporti non possono farlo.
Il console batté il pugno sul tavolo e disse: ì
'Se non avete un passaporto voi siete ufficialmente morti':
Ma noi siamo ancora vivi, mia cara, ma noi siamo ancora vivi.
Mi presentai a un comitato: m’offrirono una sedia;
Cortesemente m’invitarono a ritornare l’anno venturo:
Ma oggi dove andremo, mia cara, ma oggi dove andremo?
Capitati a un pubblico comizio, il presidente s’alzò in piedi e disse:
'Se li lasciamo entrare, ci ruberanno il pane quotidiano':
Parlava di te e di me, mia cara, parlava di te e di me.
Mi parve di udire il tuono rombare nel cielo;
Era Hitler su tutta l’Europa, e diceva: “Devono morire”;
Ahimè, pensava a noi, mia cara, ahimè, pensava a noi.
Vidi un barbone, e aveva il giubbino assicurato con un fermaglio,
Vidi aprire una porta e un gatto entrarvi dentro:
Ma non erano ebrei tedeschi, mia cara, ma non erano ebrei tedeschi.
Scesi al porto e mi fermai sulla banchina,
Vidi i pesci nuotare in libertà:
A soli tre metri di distanza, mia cara, a soli tre metri di distanza.
Attraversai un bosco, vidi gli uccelli tra gli alberi,
Non sapevano di politica e cantavano a gola spiegata:
Non erano la razza umana, mia cara, non erano la razza umana.
Vidi in sogno un palazzo di mille piani,
Mille finestre e mille porte;
Non una di esse era nostra, mia cara, non una di esse era nostra.
Mi trovai in una vasta pianura sotto il cader della neve;
Diecimila soldati marciavano su e giù:
Cercavano te e me, mia cara, cercavano te e me.
(traduzione di Rossella Poli)
Refugee Blues
Say this city has ten million souls,
Some are living in mansions, some are living in holes:
Yet there's no place for us, my dear, yet there's no place for us.
Once we had a country and we thought it fair,
Look in the atlas and you'll find it there:
We cannot go there now, my dear, we cannot go there now.
In the village churchyard there grows an old yew,
Every spring it blossoms anew;
Old passports can't do that, my dear, old passports can't do that.
The consul banged the table and said:
'If you've got no passport, you're officially dead';
But we are still alive, my dear, but we are still alive.
Went to a committee; they offered me a chair;
Asked me politely to return next year:
But where shall we go today, my dear, but where shall we go today?
Came to a public meeting; the speaker got up and said:
'If we let them in, they will steal our daily bread';
He was talking of you and me, my dear, he was talking of you and me.
Thought I heard the thunder rumbling in the sky;
It was Hitler over Europe, saying: 'They must die';
We were in his mind, my dear, we were in his mind.
Saw a poodle in a jacket fastened with a pin,
Saw a door opened and a cat let in:
But they weren't German Jews, my dear, but they weren't German Jews.
Went down the harbour and stood upon the quay,
Saw the fish swimming as if they were free:
Only ten feet away, my dear, only ten feet away.
Walked through a wood, saw the birds in the trees;
They had no politicians and sang at their ease:
They weren't the human race, my dear, they weren't the human race.
Dreamed I saw a building with a thousand floors,
A thousand windows and a thousand doors;
Not one of them was ours, my dear, not one of them was ours.
Stood on a great plain in the falling snow;
Ten thousand soldiers marched to and fro:
Looking for you and me, my dear, looking for you and me.
Wystan Hugh Auden
(da Another Time, 1940)
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