Profondo Rosso

Tra Alì e Schumi

Domani, 3 gennaio, Michael Schumacher taglia il traguardo dei 43 anni.

A fine estate, a Spa, saranno passati 21 anni dal giorno del suo debutto in Formula Uno.

So che ormai in molti dubitano che lo Zio possa tornare ai vertici.

Mi è capitato di parlarne anche con tecnici che gli vogliono molto bene, avendo lavorato assieme a lui tra Benetton e Ferrari.

Prevale, pure tra gente che allo Zio è affezionata, un sano scetticismo.

E tutti, più o meno, mi fanno questo discorso:  fosse quello di una volta, a parte i limiti oggettivi della Mercedes, non resterebbe tanto spesso dietro il compagno di squadra, dietro Rosberg.

Eppure.

Eppure, forse in ragione di un inguaribile romanticismo, alla vigilia del compleanno io vorrei provare a vedere le cose in maniera diversa.

Ho un'età che mi permette di ricordare un certo Muhammad Alì, già Cassius Clay. Il più grande pugile di tutti i tempi.

Per oltre anni, dall'estate del 1967 all'autunno del 1970, gli impedirono di combattere. Ragioni politiche: Alì diceva sulla guerra in Vietnam cose sgradite al potere.

Naturalmente, Schumi non è Alì. Schumi sa guidare e basta. Non ha mai espresso una posizione 'politica', si è sempre tenuto alla larga da qualunque forma di 'interventismo' su cause estranee al suo mestiere.

Bene.

Alì, una volta tornato sul ring, arrugginito dal lungo stop, non ce la fece. Non subito. Fu battuto dal leggendario Joe Frazier e dovette aspettare il 1974 per riappropriarsi di quanto gli spettava. Tornò re dei massimi dopo tre anni di doloroso purgatorio sul ring, tra vittorie e sconfitte.

Schumi, nel 2012, sarà al suo terzo anno della carriera-bis.

Perchè no?...

 

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