Profondo Rosso

Alonso, Berlusconi e Ayrton

Ieri è successa una cosa curiosa.

La televisione che deteneva i diritti per le dirette dei Gp in Spagna, la Sexta, ha deciso di restituirli a Bernie Ecclestone. Che ora sarà libero di cercare un altro network per la patria di Alonso (oltre a Tvc, che credo trasmetta le corse in Catalogna, con telecronaca nella lingua del posto).

La Sexta ha rinunciato perchè non ha più i soldi. E si sa che sia Barcellona che Valencia, sede dei Gp, hanno chiesto di rinegoziare i contratti, troppo onerosi.

Naturalmente Alonso con queste cose non c'entra: è che in Spagna la situazione generale è molto, molto pesante, a livello economico.

Dopo di che, giusto mentre leggevo queste informazioni, mi hanno cercato dal Brasile.

Un collega di laggiù sta preparando, per il 2014, un nuovo libro su Senna.

Mi ha chiesto se potevi dargli i dettagli di una curiosa vicenda della quale lui ha vagamente sentito parlare.

Ho appagato la sua curiosità.

La storia, in breve, è questa. Forse l'ho già narrata, in passato. O forse l'ho citata, en passant, in uno dei miei libri.

Comunque, è vera.

Siamo nella seconda metà degli anni Ottanta.

La Ferrari non riesce più a vincere in Formula Uno.

Silvio Berlusconi, tramite le sue televisioni, sta diventando popolarissimo.

Si appresta ad investire nel calcio, comprando il Milan.

Ma (forse per istinto megalomane?) è sfiorato dall'idea di riuscire là dove la Ferrari sta fallendo. Tra l'altro un coinvolgimento nel Circo a quattro ruote potrebbe anche facilitare un assalto ai diritti televisivi per l'Italia, da parte della Fininvest.

E dunque il Cavaliere fa studiare l'ipotesi che prevede la nascita di una nuova scuderia di Formula Uno. Che dovrebbe chiamarsi 'Five', cioè Cinque, come il canale.

Il pilota viene scelto a tavolino: sarà l'emergente Senna, già vittorioso nei Gp con la Lotus. Se lui è il migliore, dice Berlusconi, noi dobbiamo prenderlo (come poi si arrivi ai Scilipoti, partendo da tale filosofia, è un bel mistero, che qui non indagheremo per carità di patria)

Non ho mai saputo se ad Ayrton fosse pervenuta una proposta da Arcore. Probabilmente la cosa rimase a livello di mera esercitazione fantasiosa.

Il progetto non decollò mai, perchè Berlusconi si convinse che vincere in Formula Uno si sarebbe rivelato ben più complicato di vittorie nel pallone. E fece bene, considerate le imprese del suo Milan.

 

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