Profondo Rosso

Scalfaro, Schumi e l’Italia

Oggi è stata annunciata la scomparsa di Oscar Luigi Scalfaro. Presidente della Repubblica italiana dal 1992 al 1999. Nonchè uno dei Costituenti: fu tra gli autori della Costituzione, tra il 1946 e il 1948.

Come sapete, in questa sede io non parlo di politica e non parlo di calcio. Ritengo che in questo sgangherato Paese la faziosità reciproca sia tale da impedire, nella libera dimensione del Web, discussioni civili sulle due materie. E ciò basta a giustificare una opinione su quello che è diventata l'Italia, ehm ehm.

E dunque non parlerò di Scalfaro 'politico', lasciando ad ognuno il giudizio che crede.

C'è invece una cosa che mi preme ricordare.

1997.

La Ferrari non vinceva in Formula Uno da anni diciotto e non è che il 'marchio' fosse, come dire, particolarmente popolare, in ragione appunto delle numerose, reiterate sconfitte.

Ma nel 1997 la Ferrari tagliava il traguardo dei cinquant'anni.

Scalfaro era il Presidente della Repubblica.

Fu lui, dal Quirinale, a dire a Gianni Agnelli e a Montezemolo: beh, vittorie o non vittorie, voi siete un simbolo di questa nazione e vi aspetto a Roma per le celebrazioni. Con quel tedesco che guida la vostra macchina, ecco, come si chiama, sì, Schumacher.

Così fu.

Deve anche esserci, in giro, una bellissima foto, datata appunto 197, che ritrae assieme Scalfaro, Schumi, Todt, Montezemolo, Agnelli e Piero Ferrari.

Io poi con Scalfaro mi sono sentito un paio di volte al telefono, per faccende che riguardavano Gino Bartali e gli ebrei. E conservo una sua lettera, molto bella e molto affettuosa.

Le sue posizioni, in politica, possono essere condivise o meno.

Ma era un ferrarista, quando si perdeva ogni due per tre.

In questa sede, a me piace ricordarlo così.

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