McIntyre e Ratzenberger (e Ayrton)
Naturalmente, credo come quasi tutti qui in Italia, non avevo mai sentito nominare Oscar McIntyre, il ragazzino morto in pista durante le prove di una gara di contorno del mondiale Superbike.
So però che poteva essere mio figlio. E so che il suo nome va ad aggiungersi alla lista, troppo lunga, di quanti hanno perso il dono più importante sull'altare di una passione.
Non ho giudizi da dare.
Posso solo ricordare.
Mi ricordo, appunto, un giorno di primavera del 1995. Era il primo anniversario delle tragedie di Imola. Le tragedie di Ratzenberger e di Senna.
Mi arrivò una lettera. Bellissima.
Me la mandavano i genitori di Ratzenberger.
Non li ho mai incontrati. Eppure, ci tenevano a ringraziare. Avevo scritto che, di fronte al disastro irrimediabile, non potevano esistere differenze. A Imola, nel 1994, erano stati perduti per sempre due esseri umani. Uguali, a dispetto del diverso curriculum.
Mi scrissero, quel papà e quella mamma, che mai avrebbero rinnegato l'entusiasmo del loro ragazzo per la passione che lo aveva portato via.
Ho sempre pensato che i genitori di Ayrton la pensassero allo stesso modo.