Una donna in F1
Ohibò.
Stasera, leggendo la news secondo la quale la ex Virgin, oggi Marussia, ha indicato una donna, la spagnola De Villota, come suo test driver, o terzo pilota se preferite, sono stato sfiorato da curiosi ricordi.
Il primo.
Nel 1975, una italiana valorosa, Lella Lombardi, concluse al sesto posto un Gran Premio di Spagna funestato da incidenti rovinosi. Le diedero solo mezzo punto, perchè la gara venne interrotta anzitempo. La gara fu vinta da Mass su McLaren. Ci furono cinque morti tra il pubblico, causa l'uscita di pista di Stommelen.
Bene (si fa per dire: ero ragazzino, vidi la scena sulla Tv Svizzera, fu orribile) .
Siamo nel 1998 e mi trovo un simpatico caporedattore.
Costui, tipo in gamba ma vagamente disinformato, gentilmente mi fa: stiamo realizzando una serie di servizi sulle donne e lo sport, perchè non mi realizzi una bella intervista a Lella Lombardi?
La povera Lella era morta, ahinoi e ahilei, nel 1992. Risposi: dammi il numero del Paradiso e provvedo.
Il secondo.
Più o meno nella stessa epoca, anno più anno meno, si iscrisse al mondiale una scuderia che usava il nome della prestigiosa Brabham.
Se la memoria non mi inganna, non superò mai le prequalifiche.
Uno dei driver era Damon Hill, futuro campione del mondo.
L'altro era un'altra, cioè Giovanna Amati, italiana di Roma.
Giovanna sosteneva, con bel piglio, di essere più veloce di Hill junior.
Se aveva ragione, ci siamo privati della prima donna regina della Formula Uno.
Facendo gli auguri alla Villota e pensando alla americana Patrick, ora passata alla Nascar, la domanda viene spontanea.
Vincerà prima il mondiale di F1 un cinese maschio, un italiano maschio o una donna di qualunque nazionalità?
Ai Cloggari l'ardua sentenza.