Profondo Rosso

La F1, il Bahrein e l’ipocrisia

Chi mi conosce un pochino, ovviamente leggendomi, non faticherà ad immaginare la mia posizione a proposito dell'imminente, non remoto Gran Premio del Bahrein di Formula Uno.

Io penso che sarebbe il caso di non andare, per ragioni che nemmeno sto qui ad esporre.

Però, per completezza di informazione, riporto di seguito le opinioni di fonti che possono esprimersi a nome delle istituzioni per le quali lavorano.

E' sempre bene ascoltare pareri che non collimano con le nostre tesi.

Partiamo da un dirigente della Fia, la federazione internazionale dell'automobilismo. Mi ha detto:  'Come Fia potremmo muoverci e impedire l'effettuazione del Gran Premio soltanto nel caso in cui uno o più governi sconsigliassero ai loro cittadini di mettere piede nello stato del Golfo Persico. E nel 2011 fu esattamente così. Fino a questo momento e fino a prova contraria, il Bahrein non è la Siria. Inoltre una valutazione in termini di immagine non è di competenza di una federazione internazionale. Sono le aziende e gli sponsor coinvolti nella Formula Uno a dover considerare l'impatto sui loro marchi'.

Facciamo che Pilato era un dilettante, comunque il ragionamento una logica ce l'ha, condivisibile o meno che sia.

Passiamo a una persona che lavora per Bernie Ecclestone, la Fom. Mi ha detto:  'Nessuno ha simpatia per nessun regime e il Bahrein, fino a non molto tempo fa, era considerato uno stato quasi modello in un contesto molto critico. Infatti la Formula Uno è andata a Sakkir e non è mai andata nella Libia di Gheddafi. Il governo del Bahrein continua a ripetere che non esistono problemi, che non ci sono forme di pericolo e che non ci sarà alcun sfruttamento politico, per capirci, dell'evento. Del resto, voi giornalisti a Manama siete stati spesso, non risulta che abbiate segnalato strumentalizzazioni di alcun genere da parte del governo locale. Infine, esiste un contratto tra la Formula Uno e il Bahrein, i contratti possono essere sospesi, per capirci, soltanto in presenza di circostanze gravi. Circostanze che per ora non risultano'.

Efficace, tenendo presente che sotto la cassa la capra campa e sotto la cassa eccetera, insomma, qui si parla di money money money e dunque pecunia non olet, ciao ciao, ti faccio un bonifico, ciao ciao.

Infine, ecco cosa mi ha detto il rappresentante autorevole di una autorevolissima azienda iscritta al campionato del mondo di Formula Uno.

'Vogliamo parlare di diritti umani? Benissimo, parliamone. Ma senza ipocrisie. C'è qualcuno che si sente di affermare che in Cina i diritti umani vengono pienamente rispettati? Eppure in Cina ci vogliono andare tutti, cominciando dai capi di governi di democratiche nazioni, come l'Italia di Mario Monti. In Cina è stata addirittura ospitata la più spettacolare edizione dei Giochi Olimpici. Non è curioso che si chieda ai team di Formula Uno di non andare in Bahrein, mentre nessuno ci chiede di non andare a Shangai? E quanti sono i paesi, purtroppo, nei quali la democrazia rimane una ipotesi? Applichiamo a tutti questi paesi un embargo totale? Sul serio? E gli americani, i nostri amici americani, hanno rispettato i diritti umani a Guantanamo o ad Abu Ghraib? Se non andiamo in Bahrein e il governo del Bahrein ci accusasse di doppio standard, insomma di doppiopesismo, perchè in Cina andiamo e negli Usa pure, avrebbe torto marcio?'

Ohi, qui rispondere diventa un po' più dura.

Chi ci vuole provare?

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