Profondo Rosso

Forghieri e i piloti di oggi

Come alcuni tra voi ricorderanno, io ho la fortuna di essere molto amico di Mauro Forghieri. Cioè del grande ingegnere che per un quarto di secolo fu l'anima della Ferrari da corsa.

Siccome insieme ci troviamo bene assieme, in questo periodo abbiamo tutta una serie di conferenze da svolgere in coppia, stile Totò e Peppino.

In pratica, sono sproloqui tra rincoglioniti (meglio: tra un rincoglionito, io, e una leggenda, lui).

Orbene. Orbace. Ordunque.

C'è una cosa, detta da Mauro (che secondo le mie figlie nel film che Howard sta preparando su Lauda e Hunt dovrebbe essere interpretato da Johnny Depp, va mo là), che mi sembra interessante. Tale da meritare la vostra attenzione, aspettando la tumultuosa gara nel deserto.

Eccola qua.

"Senti, c'è una faccenda che a me non sembra tanto giusta, nella F1 moderna. E trovo strano che nessuno si prenda la briga di sottolinearla. Mi riferisco a quei piloti, a turno più o meno tutti, che parlano dei limiti delle loro monoposto. Bene, bravi. Vigliacco se ce ne fosse uno, di questi qui, con il coraggio di ricordare: beh, sono comunque stato coinvolto anche io nella fase di progettazione della vettura! Perchè è vero che è cambiato tutto, per carità, ma questa idea che i piloti, almeno quelli dei top team, sono dei poveri grulli che non c'entrano nulla con la macchina che va in pista, ecco, la raccontano poi a qualcun altro..."

Mi è venuto un dubbio.

Non è che i piloti (dei top team) la stanno raccontando a noi?

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