Profondo Rosso

Quella voglia di andare a Le Mans

Buon martedì.

Oggi ho voglia di parlare di una cosa che non conosco (anche qui, pregherei Pessimo e Abramo di astenersi da cattivi pensieri).

Sapete, nella mia lunga attività professionale ho seguito dodici Olimpiadi tra estive e invernali, più di 300 Gran Premi di F1 dal vivo, mondiali di calcio/sci/nuoto/atletica/pallavolo, Giro d'Italia, eccetera.

Manca solo il Sollevamento Obesi e il Tiro al Ciccione, appunto.

O meglio.

Un evento che mi dispiace non aver mai ammirato da vicino riguarda le automobili. E sta per andare in scena l'ennesima edizione, nel week end.

E' la 24 Ore di Le Mans.

Le Mans!

Sono cresciuto nel racconto di meccanici Ferrari che, a me bambino, narravano il loro week end sul circuito. Per la gara più affascinante e complicata.

Uno di questi meccanici una volta mi spiegò che dovevano fare, a gruppi, turni di lavoro di dieci ore, poi però accadeva sempre qualcosa e andava a finire che per un giorno e mezzo non chiudevano occhio.

Io ero, sin da piccolo, un cultore delle libertà sindacali e dei diritti dei lavoratori, così dicevo: oh, ma ribellatevi, non siete mica schiavi! Ma uno di questi meccanici mi gelò con una frase che mi è rimasta addosso: oh, guarda che a noi piace così, mica siamo obbligati dal dottore e nemmeno dal datore di lavoro, che poi sarebbe il Vecchio in persona.

Le Mans!

Un tempo era certamente più importante di un Gran Premio di Formula Uno. I grandi costruttori si ritrovavano lì, con bolidi preparati apposta, o quasi, per l'evento. Enzo Ferrari ci teneva tantissimo: per uno come lui, che era un sacerdote della religione del motore, la 24 Ore era il momento di verifica suprema.

Poi le cose sono cambiate, almeno per buona parte del mondo, sicuramente non per i francesi, che questa Classicissima la adorano e la difendono. Però è vero che, diciamo dal 1974 per non sbagliare, la Ferrari si è concentrata esclusivamente sulla F1. A Le Mans vanno sue vetture, ma sono affidate a scuderie private e comunque non competono mai per la vittoria assoluta.

Che peccato.

Mi ricorda che una volta, eravamo sul finire degli anni Novanta, ne parlai con il capostazione d'Italo, futuro Capo del Governo d'Italia. Sì, insomma, con Montezemolo.

C'era in giro il vecchio Marione Andretti, il quale, a dispetto dell'età, accarezzava ancora il sogno di riuscire a vincere a Le Mans, unico traguardo fallito nella sua meravigliosa carriera.

Dissi al Capostazione: ma perchè non progettiamo una cosa speciale, una macchina sola per la 24 Ore, ci mettiamo sopra Schumi, Piedone Andretti e un italiano di quelli che si dedicano all'endurance, che so, Pirro. Così mi tolgo lo sfizio di andare a Le Mans pure io, una volta nella vita.

Mi rispose: lei ha spesso delle belle idee che hanno un unico difetto, sono impraticabili.

Amen.

In compenso, tra le carte di Enzo Ferrari ho trovato una perla.

Scrisse il Drake che era stata una notte di gara a Le Mans, nel cuore di una tempesta piovosa, a suggerire la realizzazione di impianti tergicristallo molto più efficienti per le automobili di serie.

Io adoro la storia di quest'uomo.

 

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