Profondo Rosso

L’Ungheria di Schumi e di Dennis

Forse si tratta di un contatto paranormale.

Mentre ascoltavo le parole di LeBron James, che visto da vicino è oggettivamente un tipaccio, in contemporanea il Vecchio Zio, fedele alle più recenti tradizioni, andava a sbattere sull'umido di Budapest.

Magari Schumi aveva esagerato con il goulash.

Ho l'impressione, da lontano, che in Ungheria nulla sia ancora ben definito.

La McLaren va (Ham è stato il più veloce nel pomeriggio pre pioggia) e vediamo come se la cava in condizione da qualifica.

Tra l'altro leggevo che Dennis, redivivo, ha fatto un discorsetto a Lewis che suona più o meno così: ti voglio bene, sei uno di famiglia, ma ricordati da dove vieni e preparati alle dure leggi della recessione, resterai con noi ma con un ingaggio ridimensionato.

Boh.

Tornando alla pista, tra Red Bull e Ferrari immagino una partita a scacchi: le differenze non saranno enormi, al solito rischiano di essere i dettagli (o i detriti di gomme) a fare la differenza.

Vabbè, debbo occuparmi di altro.

God save the Queen, come Montano si è scritto sulla zucca, spingendo la Sovrana a proporre la immediata reintroduzione della decapitazione nello United Kingdom.

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