Profondo Rosso

Io, Alex, Carolina e Cannavò

Lasciami dire una cosa, se passi di qua.

Non sarà certo l'ultimo, Alex Schwazer, a tradire la sua fede nello sport.

So bene, per esperienza, quali demoni possano turbare l'anima di un campione quando smette di vincere.

Non è una giustificazione. Non intende essere un alibi.

Schwazer non vinceva più. Deve aver pensato che chi lo batteva era sceso a patti con il diavolo.

E così si è fottuto, vendendosi.

Lascio a chiunque le considerazioni più malinconiche.

Le condivido per intero, ci mancherebbe.

Ma a me dispiace, in particolare, per due persone.

Una non c'è più.

Si chiamava Candido Cannavò.

Era un grande giornalista. Era un brav'uomo.

Mi voleva bene, anche se non ho mai lavorato per giornali diretti da lui.

Eravamo insieme a Pechino, quando Alex vinse l'oro nella 50 km.

Tagliato il traguardo, andò ad abbracciare Cannavò.

Candido mi disse: hai visto che bello, un altoatesino e un siciliano come me, stretti nella stessa passione. Uniti da una certa idea dell'Italia. E della Olimpiade.

L'altra persona è Carolina Kostner.

L'ho conosciuta.

E' una ragazza dolcissima.

Posso immaginare come si sente.

E posso immaginare i trucidi sospetti che le verranno scaraventati addosso.

Siamo il Paese di Maramaldo, no?

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