Profondo Rosso

In difesa di Grosjean

Delle prove libere di Monza parlerò tra poco, con la consulenza dell'ammiraglio Nelson66. Mi sembra che le McLaren viaggiano in parallelo su un'altra dimensione, la Ferrari ha avuto noie al motore e al cambio con Alonso, Kimi era molto solido anche in assetto da gara.

Ma questo post è dedicato ad altro.

Come credo di aver già raccontato in passato, il collega che più stimo, tra quanti scrivono di motori, si chiama Nicola Nenci. Lavora per la Provincia di Como e ha il coraggio di opinioni anche controcorrente. Unico suo difetto, è amico mio.

Ecco la sua posizione, apparsa oggi sulla Provincia di Como, a proposito di Grosjean e relativa esclusione dal Gp d'Italia.

Stimolante...

NENCI SCRIPSIT

Monza è magica. Come Spa, Montecarlo o Silverstone. Possono inventare tutti i computer che vogliono, ma la sotto il bosco sopravvivono i piccoli elfi dell’automobilismo. Laggiù il tempo si azzera, il fascino è intatto e puoi comodamente paragonare il missile argento di Hamilton o la Rossa computerizzata di Alonso con le filanti Lotus 72 o le goffe Ferrari T4. Perché l’emozione è sempre uguale, il ruggito che sale dal bosco ha la stessa intensità, ti prende lo stomaco, ma poi staziona leggero in equilibrio instabile tra le foglie. Ed è musica.

Per gli appassionati la Formula 1 è sempre uguale. Poi si può discutere se sia più o meno divertente di un tempo, o se i piloti siano più o meno bravi. Ma tutto ritorna: due mani che mulinano sul volante a Lesmo o alla Ascari, o un casco che ciondola frenetico alla Roggia. Tutto uguale. O quasi.

Perché l’ultima squalifica di Grosjean stride con la storia. Sappiamo di dire qualcosa in contromano. Di staccarci dal pensiero comune. Eppure sappiamo che il francesino giubilato per aver abbattuto Alonso ed Hamilton ci mancherà. Mancherà alla festa di Monza e sarà un tradimento ai piccoli elfi del bosco. I tempi sono cambiati, è vero. Un esempio? Negli Anni Settanta dopo un incidente la telecamera induceva sul luogo del misfatto a caccia di notizie. A costo di riprendere qualcosa di spiacevole. Oggi, dopo un incidente, le telecamere svolazzano altrove e ti lasciano senza notizie pur di non incappare i ciò che non vorresti. Diverse sensibilità dettate dal cambiamento dei tempi. Così cambia anche quella cosa che nell’automobilismo si chiama azzardo. Rischio. Coraggio. Temerarietà. Caratteristiche che mai nell’automobilismo di un tempo sono state negative.

Grosjean andava probabilmente rimproverato, forse penalizzato: troppi sette incidenti in 12 partenze. Ma non fermato. Gilles Villeneuve, nelle prime sue gare (e anche dopo) ne combinò di tutti i colori, e anche allora si scatenò un dibattito acceso. La maggioranza era contro di lui. Ma non si mancò di cogliere il suo gesto nobile nell’azzardo. Rileggere quelle pagine ci fa respirare a pieni polmoni. Per la infantile gioia che la gente provava a vederlo correre. Per Grosjean, cavaliere ribelle della F.1 moderna, nemmeno l’onore delle armi. Nemmeno una carezza. Ma in quel ragazzo c’è un sacro fuoco antico. Forse non più presentabile. Forse off limits, come le sigarette nei locali o i fumogeni negli stadi. Ma ci mancherà. Gli elfi gli manderanno un saluto. 

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