Profondo Rosso

Austin, tu vuo ffa l’americano

Tu vuo ffa l'americano, ma si nato in Italy.

Austin sullo sfondo.

Come quasi tutti, nulla so del circuito texano.

In compenso, sono sicuro di una cosa.

Negli Usa, la Formula Uno non è amata.

Non la ameranno mai.

E' una questione di cultura. Di gusti. Di tradizione. Di abitudini.

Andai per la prima volta a un Gp degli Usa nel 1989.

Si correva, allora, a Pxoenix, in Arizona.

L'Arizona è fantastica e non solo per chi, come me, ha l'intera collezione di Tex Willer.

Già all'epoca il disinteresse a stelle e strisce per i Gp era palpabile.

La faccio breve.

Nella logica Usa, la corsa esiste in quanto sia aperta, in termini di probabilità di vittoria, al maggior numero di partenti.

E' così a Indy, è  così nella Nascar, eccetera.

In F1 i candidati al trionfo stanno su due macchine. Massimo tre. Il resto è contorno.

Così a Phoenix si stufarono prestissimo e ciò nonostante fossero stati testimoni, nel 1990, di un affascinante duello tra la McLaren di Senna e la Tyrrell dell'emergente Alesi.

Poi, dopo alterne vicende, ci accolsero a Indy.

Nel 2000 io non c'ero. Stavo a Sydney, per l'Olimpiade. Ricordo che in Australia era già mattina del lunedì, quando Hakkinen ruppe il motore e il Vecchio Zio cominciò a confezionare il primo regalo mondiale, dopo 21 anni di digiuno Rosso.

Era mattina a Sydney e saltavo sul letto del Villaggio Stampa seguendo le scene di una corsa che rappresentava, anticipandola, una storica svolta.

Ma gli americani non si emozionarono.

Alzarono appena un sopracciglio nel 2002, quando in extremis Barrichello sottrasse la vittoria a Schumi, riprendendosi quanto gli era stato negato a Zeltweg.

Fu bellissima la gara del 2003, con una bandiera nera a Montoya destinata a stravolgere gli equilibri del campionato, cappottando anche l'intera carriera del colombiano.

Eppure, niente. Lo vedevi in città, a Indianapolis. La gente quasi ignorava l'evento. F1? Oh yes: so boring!

Figuriamoci quando combinammo il disastro enorme del 2005, tutte le auto meno sei ritirate alle fine del giro di ricognizione, per problemi di gomme.

Una trovata buffonesca di Briatore.

Dagli spalti ci tirarono di tutto. E avevano ragione, ci mancherebbe.

Così, dopo il 2007, con il primo spettacolare litigio tra Alonso e Hamilton, a Indy calarono la saracinesca. Contratto scaduto e chi in loco ne avesse proposto il rinnovo sarebbe stato spernacchiato a vita.

Adesso si ritenta. In Texas. Poi forse in New Jersey.

Non funzionerà.

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