L’onore delle armi per il Cola
Amigos Cloggaros Natalizios,
come avrete notato attraverso gli anni, in questa sede ci raccontiamo la Formula Uno non soltanto nella dimensione tradizionale (piloti, macchine, ingegneri). Abbastanza spesso, capita, a me come a voi, di dedicare riflessioni a chi sta sullo sfondo. Ai personaggi che, in un contesto cinematografico, definiremmo 'caratteristi'. Fondamentali per la riuscita dello show, anche se non stanno al centro della ribalta.
Prendiamo dunque Luca Colajanni, storico pierre corsaiolo della Ferrari.
Lo prendiamo per salutarlo.
Infatti il Cola, salvo clamorosi ripensamenti, se ne va. Per sua scelta, dopo una dozzina d'anni ai box, assume un incarico diverso all'interno della struttura Ferrari.
Il Cola!
L'ho conosciuto quando era ancora quasi un ragazzino.
Cominciò occupandosi dei primi esperimenti on line del Cavallino. Poi, a fine 2001, subentrò a Claudio Berro, l'amico mio (ma soprattutto amico di Todt, s'intende) che aveva gestito la comunicazione delle Rosse nell'epico, turbolento periodo che coincise con l'avvio dell'era Schumacher.
La cosa curiosa è che tra Berro e Colajanni c'è la stessa differenza che passa tra un ubriaco e un astemio.
Ciò premesso, a dispetto di molte dispute e anche a cospetto di critiche che la base Cloggara non ha risparmiato al soggetto, io penso che il Cola abbia svolto bene un lavoro difficilissimo.
Forse da fuori non si riesce a comprendere la complessità del ruolo.
Fare il portavoce della Ferrari da Gran Premio significa trovarsi sistematicamente nel cuore di un vortice. La Ferrari, in Italia come all'estero, non è una squadra qualsiasi. Ogni spiffero in uscita da Maranello rischia di trasformarsi in una sorta di terremoto mediatico.
Il Cola ha avuto un grandissimo pregio.
Era ferrarista dentro.
E ha avuto un gravissimo difetto.
Era ferrarista dentro.
Non sono impazzito. E' che se tu non ce la fai a dismettere l'emozione mentre devi gestire la comunicazione, ecco, magari scivoli sulla buccia di banana (do you remember Abu Dhabi?).
Però, onore al merito.
Non era semplice controllare l'immensa forza mediatica di un Mito come Schumi.
Non era comodo amministrare il mutismo del Biondino (forse, ma vado a tentoni, il pilota più amato da Luca, anche se non ha il diritto di dichiararlo pubblicamente, per ovvi motivi).
E' drammatico, fidatevi, tenere a bada l'esuberanza ispanica di Alonso, uno che non sempre mantiene la corretta connessione tra la lingua e il pensiero.
Per questo il Cola ha diritto al nostro rispetto. E non solo perchè a volte ha onorato questo ameno luogo con i suoi interventi.
Personalmente, io temo di non essere mai stato capace di fargli comprendere quanto lo considerassi amico, nel senso autentico del termine. O meglio: probabilmente nel fondo dell'anima (nerazzurra) lui lo sapeva, ma poi bastava un testo 'puntuto' sul Clog o sui giornali per scatenare le sue voglie di scomunica.
Del resto, Colajanni viene dalla migliore tradizione comunista: la serietà e il rigore. La stessa tradizione concedeva un po' troppo spazio alla mancanza di umorismo. E al rifiuto di qualunque forma di...opposizione al centralismo democratico ferrarista.
Ma questo è un altro discorso.
Io gli voglio bene e non c'è dubbio che, nella lunga storia dei comunicatori Ferrari, Luca Colajanni stia di diritto al secondo posto, dopo una Leggenda biblica come Franco Gozzi, il megafono (spesso muto) del Drake.
Infine, conosco l 'identità del successore.
Gli amici di Clog che mi accusano simpaticamente di essere troppo filo-Ferrari resteranno delusi.
Non sono io.