Profondo Rosso

Il Sogno di Capodanno

Ho fatto un sogno.

Sì, anche i mediocri come me sognano. Però in bianco e nero, non so come mai.

Ve lo voglio raccontare.

Mi trovavo in un luogo molto luminoso.

Non capivo dove fossi esattamente.

C'era, sullo sfondo, un rumore a me caro, che pure non sentivo da un pezzo.

All'improvviso si sono avvicinati un signore anziano con gli occhiali scuri. E un uomo giovane.

Mi hanno salutato. Non li ho riconosciuti. Colpa della luce. Poi ho messo a fuoco l'immagine. Possibile fossero davvero loro?

Il vecchio si è tolto gli occhiali. Aveva uno sguardo mite. Mi ha rivolto la parola.

Senti, mi ha detto, ma è vero che quel birbante del mio amico inglese potrebbe finire in galera?

Non so perchè, ma ho immaginato che si stesse riferendo a Bernie Ecclestone.

Bah, ho risposto, se ne raccontano tante e poi quello è sempre lì.

Io glielo avevo spiegato, ha continuato il vecchio.  Gli avevo raccomandato di non esagerare con l'avidità, ma lui niente. Avevo anche spiegato ai miei collaboratori che un pilota non deve mai diventare più importante della macchina che guida. A me Fangio stava sui coglioni perchè pretendeva di contare più dell'auto, ecco.

Ormai avevo capito chi era. Tanto che ho sussurrato: ah, si figuri come si sarebbe trovato, allora, con il tedesco e con lo spagnolo!

Il vecchio aveva voglia di parlare. Il tedesco lo avrei preso anche io, ha sibilato. Il mio pilota ideale, per serietà e rendimento. Mai una parola contro la Scuderia. Ma dopo il secondo titolo, rausch. A casa. Non puoi tenerti uno per undici anni, ne fai il padrone di casa e le conseguenze le paghi alla distanza. Inoltre, abbi pazienza, ma dovevano proprio dargli da dormire in quello che era il mio ufficio, a Fiorano? Forse che un sacrestano in Vaticano dormirebbe nella stanza che è stata del Papa?

A questo punto è intervenuto il giovane.

Era, il giovane, come ero io quasi vent'anni fa. Solo che per lui il tempo, purtroppo, si è fermato. Per me, no.

I piloti, ha detto il giovane, sono tutti dei Narciso. Lo ero anche io. Se non lo fossi stato, non avrei mai potuto battere il Nasone di Francia. Quanto al tedesco, avevo compreso dall'inizio, dal 1991, che sarebbe stato il mio erede. Solo, mi sarebbe piaciuto tenerlo dietro ancora per un po' come stava dietro quando sono andato via, a Imola. Facciamo per altri due o tre anni. Poi, superato il record di Fangio, mi sarei ritirato.

Non nominarmi Fangio che mi viene l'orticaria, saltò su il vecchio. Anche quando lo incrocio qui riesce ad irritarmi. Si ricorda la Storia in modo troppo diverso dal mio. Piuttosto, come se la cavano i miei successori, quello col ciuffo e quello che viene da Imola?

Dipendono da Alonso, ho risposto.

Lo spagnolo mi somiglia, è saltato su il giovane. No che non ti somiglia, ha replicato il vecchio. Invece mi somiglia, ha ripetuto il giovane. Anche io, ai miei tempi, ero un po' canaglia. Non c'è pilota che non lo sia. Un tasso di carognaggine fa parte del mestiere.

Avevo voglia di restare lì a sentirli battibeccare, ma c'era quel rumore sullo sfondo, sempre più potente, così forte da svegliarmi.

Era il rumore del dodici cilindri Ferrari.

Buon Anno a tutti i Cloggari.

 

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