Il Pagellone del deserto (1)
Socmel, che stress.
Vediamo di spagellare nel deserto, per chiudere la pesantuccia giornata.
VETTEL, 10. Se uno pensa al valore medio della Red Bull nelle 4 gare fin qui disputate e poi butta l'occhio sulla classifica generale, ne deduce che il ragazzo, talento a parte, è un predestinato protetto dagli dei dell'automobilismo. Poi, che meriti tanta celeste attenzione, beh, è assolutamente fuori discussione.
FERRARI, 5. Oh, romantica e suggestiva la scena dei miei amici meccanici che a furia di cazzotti tentano di sistemare l'ala posteriore di Fernando. Mi ha ricordato certi racconti di Forghieri, quando narrava di come una martellata su un telaio avesse miracolosamente aggiustato le cose sull'auto di Lauda. Ma resta il fatto che a Sakhir la Ferrari è incappata in un difetto di affidabilità e ciò spiega per metà il distacco assurdo, meno trenta, accumulato da Alonso in 4 Gp. L'altra metà è figlia dell'errore del Samurai in Malesia, leggi tamponamento di Vettel.
ALONSO, 8. Gran gara in circostanza estrema. Sarebbe stato divertente assistere ad un duello ravvicinato con Seb. Non so chi l'avrebbe spuntata, forse comunque la Red Bull, di sicuro ci siamo persi un gran spettacolo.
MASSA, ng. Come un calciatore che entra al novantesimo. Cosa puoi dire a uno che nel deserto, tra dune e beduini e cammelli, fora due volte? Che è sfigato? Esatto. Cure? Amuleti. Corna bicorna aglio prezzemolo e peperoncino.
DI RESTA, 8. Beh, se qualcuno ha memoria di un mio post di fine estate 2012 forse non era una stronzata immaginarlo sulla seconda Ferrari, no?
(1, continua)