La prima volta a Barcellona con Mansell e Senna
Andai per la prima volta al Montmelo nel 1991.
Era fine estate.
E' struggente il ricordo della felicità connessa con la giovinezza. Quando ti volti indietro, pensi che forse, all'epoca, non ti sei goduto in pieno la gioia del momento, il senso di un tempo che sarebbe andato perduto.
C'era una atmosfera di eccitazione particolare, non solo perchè la Formula Uno era al debutto su quel tracciato.
Ti colpiva l'euforia della gente catalana, sebbene l'automobilismo fosse, per quella terra, una sorta di mistero, mancando una tradizione di macchine e di piloti.
Ma nell'aria si coglieva l'entusiasmo collettivo. Mancava meno di un anno alla Olimpiade di Barcellona, ovunque ti girassi c'era qualcosa, un segno che ti spingeva verso l'evento a cinque cerchi.
Invece, su quattro cerchioni fu memorabile il sorpasso di Mansell su Senna, al culmine di un rettilineo lungo lungo percorso ruota a ruota dall'inglese e dal brasiliano.
Non erano epoche di DRS, quella.
Un sorpasso era sempre 'vero' e appunto per questo ne vedevi pochissimo.
La scena mi è rimasta stampata nel cervello. Ci fecero anche un poster fantastico, perchè ad un certo punto Ayrton e Nigel diedero l'impressione di volgere l'uno il casco verso l'altro, come se volessero scrutarsi nel profondo degli occhi o forse dell'anima.
E mentre seguivo la sbalorditiva sequenza, mi venne in mente una frase che Senna, poco tempo prima, credo nel 1990, mi aveva dedicato.
Vedi, mi aveva detto, io lo so di essere superiore a Prost. Anzi, so di essere il più forte di tutti.
Ma c'è un pilota che non vorrei mai vedere nei miei specchietti retrovisori, perchè non so mai cosa potrebbe inventare.
Stava parlando di Mansell.
Quella domenica di fine estate a Barcellona compresi in pieno il significato del messaggio.