Profondo Rosso

Montecarlo’94 e il cappellino di Lauda

'Eccomi qui. Se deve essere, sia' (Umberto Tozzi, Notte Rosa).

Insomma, vedano un po' Luisa e Re Minosse di dimostrare la loro amicizia nonchè esistenza, appalesandosi assieme a visitare la mostra 'Grand Prix' in quel di Modena.

Dopo di che.

Dopo di che, Montecarlo.

15 maggio 1994.

Una data per me non dimenticabile.

Era il primo Gp post tragedie di Imola.

Forse ne ho già parlato, in questa sede.

Notte rosa, prendi se vuoi, questa vita è la mia.

Insomma, dopo l'addio di Ratzenberger e Senna c'era stato anche lo schianto terribile di Wendlinger fuori dal tunnel, nel giovedì monegasco.

Il venerdì lo avevo speso all'ospedale di Nizza, fuori dalla sala di rianimazione, dove era ricoverato il ragazzo.

Poi, la domenica, il Gp.

Il sabato, Schumi con la Benetton aveva ottenuto la prima pole della carriera.

Con Ayrton in pista, mai, eh.

Mancano pochi minuti al via.

E io mi ricordo un pomeriggio di fine estate del 1976.

Ero un ragazzo. Mi fecero entrare ad assistere al test di Lauda, al rientro 40 giorni dopo il rogo del Ring.

Ho anche una foto. Ci sono io alle spalle di Niki. Che cola sangue, letteralmente, dalle ustioni che ha sul cranio, coperto dal primo cappellino, non ancora sponsorizzato Parmalat.

Da quel giorno del settembre 1976, in pubblico l'austriaco non lo mostrò più, il cranio. Sempre il berrettino. Sempre.

Ma è il 15 maggio 1994.

Tutti i piloti e non solo loro si radunano, a piedi,  sulla griglia di partenza per una scena mai vista.

Un minuto di raccoglimento, in memoria dei due colleghi morti a Imola.

E un minuto di preghiera per Wendlinger, ancora in pericolo di vita, poi salvato dalle cure dei medici.

Io sono lì.

E Lauda lo fa.

Si toglie il cappellino.

Diciotto anni dopo.

E vedo la pelle ancora martoriata, le cicatrici che nel 1976 sanguinavano.

E mi viene da piangere.

Perchè penso, quel 15 maggio 1994, come sarebbe bello se anche Roland e Ayrton potessero, con un berrettino, coprire le conseguenze di incidenti brutti brutti ma non fatali.

Non fu così.

Ragazzi, mancate voi nell'aria, quasi vent'anni dopo.

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