Il Pagellone (in Rosso) della Ferrari ungherese
Scusate il ritardo.
Deve essere vero che a Budapest, spesso, cambia la storia della Formula Uno.
Quello che segue è il Pagellone, in Rosso, della Ferrari vista in Ungheria.
SCUDERIA, 4. Il voto è al rendimento della macchina. Da Barcellona in poi, la F 138 si è fermata. Anzi, è andata in retromarcia. Tutte le innovazioni portate non hanno avuto esito. E' un miracolo, questo sì, che tra Inghilterra, Germania e Budapest, per una somma di circostanze favorevoli, Alonso abbia perso solo 3 (tre) punti nei confronti di Vettel. Anzi, è incredibile.
Questo flop negli sviluppi è oggettivamente imbarazzante. Dipende dalla galleria del vento di Colonia? Non lo so, anche se questo è un alibi, come dire, vagamente berlusconiano (cioè: è sempre colpa degli altri). Ci sono responsabilità umane, a livello di gestione (Domenicali) e progettuale (Tombazis e company)? Anche qui, io una risposta certa non ce lo ho. I dati e i numeri, in compenso, parlano da soli. E sono sconfortanti.
Dopo di che, mi corre l'obbligo di una precisazione. Leggo tanti amici, in questo Clog, che esprimono lapidarie sentenze sui singoli. Non discuto, dinanzi alle sconfitte anche un tifoso innamorato si irrita. Però confido nel valore resistente della memoria. Mi spiego. Non sono l'avvocato d'ufficio del Dom. Siamo amici e non lo nascondo. So che è il numero uno del reparto corse della Ferrari dal gennaio del 2008. Da lì in poi, la Ferrari ha vinto un mondiale costruttori (2008) e ha perso tre titoli piloti all'ultima gara (ancora 2008, 2010, 2012). E' davvero un bilancio repellente? E' un bilancio del quale, come qualcuno afferma, ci si deve 'vergognare'?
Mah. Io ho una idea francamente diversa. Aggiungo che pure a me, da ferrarista, piacerebbe vincere sempre (come dal 2000 al 2004). Ma c'ero, dal 1980 al 1999. E mi ricordo anche il Todt grande capo dal luglio 1993 al titoli costruttori di Suzuka del 1999.
Poi, se parliamo esclusivamente del presente che abbiamo sotto gli occhi, il 4 di partenza certifica uno sconforto che genera depressione. Solo, ho l'impressione che servirebbe una riflessione ad ampio raggio. Ma prendo atto della mia solitudine e buona notte.
ALONSO, 4. Anche qui, chiariamo. Il voto non è al pilota, onestamente con la macchina che aveva domenica escludo ci fossero margini per un risultato differente.
Aggiungo, perchè l'ho scritto un anno fa in circostanza simile, che a me non dispiacciono i drivers che dicono pane al pane e vino al vino, in un mondo dominato dagli ossequi formali.
Ma c'è un limite. Non va bene, in una situazione di disagio collettivo, rimarcare quasi con asprezza i limiti della tua squadra. Non va bene perchè sei un leader e devi comprendere che quanto affermi in pubblico ha una risonanza mediatica mostruosa (se stai in Ferrari). Se poi, in coincidenza con le esternazioni di Fernando, il suo manager va a parlare con Horner, magari anche del più e del meno, siamo al cane che si morde la coda.
Voglio dire questo. Se quello di Alonso è uno sfogo da frustrazione (il tempo passa, un altro titolo si allontana, eccetera), ci sto, comprendo anche se il metodo usato non è un capolavoro di eleganza. Ma se siamo alla attuazione di una strategia (tradotto: non ci credi più e avvii le manovre di sganciamento, stile Prost del 1991), beh, allora mi incazzo, perchè non si può giocare con i sentimenti di nessuno.
Chiudo con un dettaglio, che non è una rivelazione. Lunedì mattina, post Ungheria, ero sul depresso andante. Così ho mandato un sms al numero 335 45, insomma, al cellulare di Montezemolo. Gli ho scritto: guardi che questa cosa di Fernando non può passare, è opportuno che lei intervenga subito.
Mi ha risposto dopo un nanosecondo. Così: stia sicuro che lo farò.
L'ha fatto. Voi pensatela come vi pare, ma questo è il mio presidente.