Il Grand Prix di Nelson66
Oh, prendiamoci una pausa.
Continua il Tour 2013 di Los Cloggaros. In attesa della conclusiva visita del vice Nume Odin, troppo preso tra gite in terra mastellata e rendez vous parigini, stavolta al MEF di Modena si è materializzato l'ammiraglio nelson66, notoriamente l'Adrian Newey del nostro blog.
Anche a lui ho chiesto di narrare le sue sensazioni a cospetto delle macchine che animano la mostra Grand Prix. Di seguito il suo racconto, per il quale lo ringrazio (ma aspetto anche le foto).
NELSON66 RACCONTA
"Allora, vieni o no?” tante volte Leo mi ha posto questa domanda da quando il Museo Casa Enzo Ferrari di Modena è stato aperto al pubblico e troppe volte ho dovuto rinunciare per problemi di lavoro o impegni di famiglia
Ma l’altro giorno, post Gp del Belgio, approfittando degli ultimi scampoli di agosto e dell’attività di cantiere ancora a ritmo ridotto, sono finalmente riuscito a ritagliarmi una giornata da dedicare alla visita (ed ai gossip sul GP appena passato e sulle novità in chiave 2014, delle quali però non parlerò in queste poche righe)
Un po’ per pigrizia (voglia di guidare zero….), un po’ per relax ho deciso di effettuare il viaggio in treno, approfittando del fatto che il Museo Enzo Ferrari sorge a pochi minuti a piedi dalla stazione di Modena. Soluzione comodissima che mi sento di raccomandare caldamente a chiunque abbia intenzione di farci un salto.
Per “deformazione professionale” la prima cosa che ho ammirato, ancora prima di entrarci e poi nel corso della visita, è stata la struttura del museo: la tensostruttura in acciaio firmata dall’architetto Jan Kaplicky, è veramente stupenda………….Sia nella sua forma esterna ricoperta in alluminio “giallo Modena” a rappresentare un enorme cofano d’auto (o almeno a me così ispira la forma), sia nella degradante conformazione interna innondata perfettamente dalla luce che proveniente dall’ampia vetrata rivolta verso la casa natale del Grande Vecchio.
A mio avviso un capolavoro di architettura moderna, tanto semplice nelle sue forme quanto all’avanguardia nelle strutture, che merita ampiamente i premi ricevuti.
Visitare il museo accompagnato da Leo è stata un esperienza unica. La maggior parte delle vetture presenti erano a me conosciute (per un malato di motor sport come me….), ma gli aneddoti, le spiegazioni, i particolari che Leo mi ha raccontato per ciascuna macchina (così per come tutta la storia del Museo) hanno rappresentato un enorme valore aggiunto
Riguardo alla mostra GRAND PRIX, con esposizione di 20 vetture rappresentati l’evoluzione di 40 anni di Formula 1 (dal ‘50 al ‘94), è da sottolineare come la stessa sia un qualcosa di unico nel panorama delle mostre, per lo più monotematiche o monomarca, riguardanti vetture da corsa in Italia e comunque difficilmente visibile anche nel mondo (nella sola Inghilterra, culla del motor sport, esistono collezioni di vetture F1 così ampie, tipo The Grand Prix Collection del circuito di Donington che prima o poi riscirò a visitare).
Personalmente, tra tutte quelle esposte, sono rimasto colpito in particolare da due vetture che corsero negli anni ‘60, periodo eroico della storia della F1 da me poco conosciuto e della quale necessito di un profondo “corso di approfondimento”
La prima è stata la Porsche 804 del 1962, unica vettura interamente costruita (telaio e motore) dalla casa di Stoccarda specificatamente per la F1 e con la quale la Porsche vinse la sua unica gara da costruttore al Gp di Francia del 1962 con Dan Gurney
L’altra la Cooper Maserati T87 del 1967 che rappresentò assieme l’ultima vettura motorizzata dal costruttore modenese antagonista di Ferrari (per il quale il Drake aveva un enorme rispetto) e l’ultima vettura Cooper a vincere un GP di F1 in SudAfrica con Pedro Rodriguez in apertura di stagione.
Anno 1967 che, per giusta memoria, vide al debutto lo storico motore V8 Ford Cosworth DFV che dall’anno successivo monopolizzò per almeno il decennio successivo le forniture dei “garagisti” inglesi contrastato solo dalla Ferrari
Terminata la visita alla mostra Grand Prix e dopo un ottimo pasto al ristorante del Museo (che raccomando) ho terminato la visita del Museo nella parte splendidamente allestita nella struttura della vecchia officina del padre di Enzo Ferrari dove, con l’ausilio di un audio guida, vengono proiettati otto filmati sulla vita del Drake dalla nascita alla sua morte, con testi scritti dal ns nume, letti dal narratore su filmati d’epoca recuperati dagli archivi storici ed ampi stralci di narrazioni dalla diretta voce del Grande Vecchio (sempre emozionante ascoltarlo), il tutto intervallato da bacheche in cui sono esposti cimeli storici appartenuti a Ferrari e con due salette dedicate una all’evoluzione del marchio del cavallino (dal dono dello stesso dalla madre di Francesco Baracca ai giorni nostri) e l’altra all’esposizione dell’ufficio originale di Enzo Ferrari
Salutato Leo e di ritorno a Milano in treno, le immagini della mostra hanno accompagnato il mio rientro. Una esperienza bellissima ed emozionante, un immersione nell’epopea di un uomo che da un sogno ha creato una leggenda che ci invidiano in tutto il mondo e che mi sento di consigliare a tutti.