Fia, meglio se resta Todt
Come taluni tra voi avranno notato, in generale io poco mi occupo degli intrighi di potere che coinvolgono la governance della Formula Uno. Fondamentalmente per una ragione: considero la combriccola che da decenni o quasi gestisce il giocattolo alla stregua di una setta esoterica, misteriosamente appesa a cabale, riti iniziatici, eccetera. Badate che era già così ai tempi del Drake: nessuno ha mai conosciuto con certezza, se non i diretti interessati, i termini del Patto della Concordia, le cifre incassate dalle singole scuderie sono note solo a pasciuti banchieri, i criteri che determinano spartizioni e scelte sono custoditi da segretissimi vigilantes, le regole vengono cambiate sulla base di trattative privatissime e tanti saluti allo sport dell'automobile..
Insomma, avendo tale idea, me ne frega quasi zero, delle battaglie sotto il tavolo e sopra la panca.
Ciò premesso, nelle imminenti elezioni per la designazione del presidente Fia spero venga ancora selezionato Jean Todt.
Non perchè sappia qualcosa del suo rivale, il britannico Ward.
E nemmeno perchè Todt sia, come dire, un mostro di simpatia.
Tutt'altro.
Però.
Però, sia pure fra mille difficoltà, il Pinguino transalpino sta tentando di sottrarre la F1 a certe oscure nonchè macchinose 'procedure' tipicamente anglosassoni.
Per fare un esempio, non mi stupisce sapere che Todt gradisce pochissimo la grottesca situazione Pirelli. Sono sicuro che, fosse stato per lui, avrebbe davvero riportato in pista la Michelin, magari con il doppio fornitore.
A suo modo, il Pinguino è ancora un uomo 'di sport', anche se è perfettamente consapevole di essere tale al cinque per cento delle sue facoltà. Anzi, facciamo al tre per cento.
Ma non c'è dubbio che rispetto all'era Mosley ci sia stato un tentativo di recuperare credibilità (con esiti scarsi, perchè il contropotere di Ecclestone è troppo forte, essendo Bernie notoriamente immortale).
Alla fine della fiera, mi tengo il Pinguino perchè è il meno peggio.
Mi tengo il Pinguino perchè mi ricorda la mia giovinezza, certi litigi furibondi in era Ferrari, tante gioie, una cena a casa mia, robe così. Naturalmente non ci andrei mai in vacanza e lui non ci verrebbe con me, eppure tra il 1993 e il 2007 non è stata una cattiva frequentazione professionale. Arrivò in Italia con le camicie dal colletto sporco, tornò a Parigi che vestiva solo di cachemire. E va mo là.
Peccato solo, lo scrivo da ferrarista, che i suoi precedenti in Maranello lo portino, non di rado, a dar torto alla Rossa sulle questioni sportivo-regolamentari, nel timore di essere accusato di partigianeria.
Infine, Todt ha messo in Fia mio fratello Boncianone, il Matteo Bonciani coming from Florence, aiutandone le sorti in un momento di ingiusta sofferenza. Sono dettagli che fanno la differenza, per chi guarda al cuore. Dopo di che, il Boncianone dovrebbe ricordarsi che la prima virtù di un addetto stampa è il basso profilo personale, se no si fa la fine del Ron Ziegler del Watergate (o del Cola in Maranello, anche se Montezemolo non è Nixon).
S'intende che, essendo mio fratello e somigliandomi abbastanza, il Boncianone NON farà mai tesoro di questo suggerimento.
Buon week end.