Profondo Rosso

Un Alonso alla amatriciana

E anche questa ve la debbo raccontare,sperando che (C)Ireneo e Simone, i Newey del Clog, risolvano una buona volta le nostre magagne.

Et voilà. Appunto conviviale con il Cola, alias Luca Colajanni, già pierre Ferrari da Gp per oltri dieci anni, oggi ghosy writer di LCDM.

Sede del vertice, il mitico Montana.

Clamorosi paccheri all'amatriciana, più cose che a tavola con il Dom uno se le sogna.

Bene.

Rumor di clacson dall'esterno.

Ohi, penso io, sta a vedere che è arrivato il Santo Bevitore.

Nisba.

Entrano spagnoli assortiti, scendendo da auto ammiraglia tipo ciclismo.

Sono i meccanici della nazionale iberica reduce dal mondiale fiorentino.

E chi sbuca alle loro spalle?

Egli medesimo.

Lui.

Il Samurai.

L'Hombre.

Insomma, Alonso.

Gelido saliuto tra lui e il Cola, che stava fingendo di concentrarsi su una specie di lasagna

Segue scena per la quale numerosi frequentatori di questo ameno luogo volentieri mi pugnalerebbero alla giugulare: ci siamo abbracciati.

Gli dico: beh, certo che quel tuo Valverde è stato un bel coglione.

Nandino è in una forma spettacolare e mi fa: non me lo dire, comunque si vede che è destino, per uno spagnolo, arrivare secondo nel mondiale, come è capitato a Purito.

Va mo là che il ragazzo è anche auto ironico.

Cazzeggiamo senza ritegno sotto lo sguardo sbalordito di un drappello di thailandesi, che debbono avermi scambiato per uno zio del pilota della Ferrari (dell'altro praticamente sono il manager in incognito).

Poi arriva Borra, il suo fisioterapista. Un ometto cordiale e bene educato.

Caro Borra, dico io, mi sembra che il morale sia alto.

Borra, vice Samurai, risponde: eh, c'è stato il mare in tempesta, ma ora siamo di nuovo con le vele al vento.

Su un mare di vodka, s'intende.

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