Profondo Rosso

L’India dei Marò e di Vettel

Alcune cose da raccontare sull'India.

1) Non ho preso sul serio le minacce di un annullamento del Gp per motivi fiscali. Motivo del disinteresse: la F1 ormai è come certe enormi banche (unica eccezione, Lehman Brothers...). Cioè: too big too fail. Bloccare l'evento avrebbe significato esporre gli organizzatori indiani al pagamento di penali gigantesche, con diritti tv già venduti, sponsor già sborsanti fior di quattrini, eccetera.

2) Inoltre, fermo restando che sui tempi della giystizia noi italiani dobbiamo stare muti e zitti dietro la lavagna, mi sembrava strana una decisione-lampo di un tribunale di un paese che, a torto o a ragione, da quasi due anni non riesce a processare i due Marò italiani. O non li vuole processare, boh, non so.

3) Ci sarebbe poi anche da riflettere socraticamente sulla ipocrisia andante del circo dei media in salsa tricolore. Un anno fa, tutti a dire che la Ferrari non faceva abbastanza, in occasione dei Gp, per promuovere la causa dei marò (mentre invece qualcosa fece). Dodici mesi dopo, i marò sono ancora lì e vigliacco se qualcuno solleva la questione on the web o in tv o su carta.

4) Per venire a cose più allegre, alzi la mano chi è sorpreso dal primato di Vettel nelle libere del venerdì, con Webber nei panni del vassallo.

5) Intorno alla Ferrari, a parte i cambi che si rompono, c'è un eccesso di negatività. Esempio. Se Alonso dice: non sono mai stato così forte, afferma una banalità, ma io non conosco pilota che vada davanti ad un microfono a dichiarare: oops, scusate, è un sacco di tempo che faccio pena. Magari sarebbe il caso di occuparsi di cose più serie. Non qui, in generale.

6) Mi aspetto un torrente di internazionali elucubrazioni sul fatto che, horribile dictu, Grosjean è più veloce di Raikkonen. E perchè non hanno preso il francese? Titolo del tormentone fino a Melbourne 2014, ci si può scommettere.

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