Profondo Rosso

Un Odin da premio Pulitzer

Oh.

Anche qualora a breve arrivasse una notizia clamorosa legata al magico mondo della F1, non la pubblicherei.

Infatti, viene il momento di ospitare l'Odin-show, resoconto finale delle gite dei miei cloggari nel Sancta Sanctorum del Museo Enzo Ferrari, in codice Mef, in quel di Modena.

Rammento agli immemori e ai nuovi frequentatori che il citato Odin è il numero 2 di questo Blog, insomma, sì, il vice Nume, il depositario ultimo della verità estrema, un sopravvissuto a qualunque catastrofe 'tecnologica'. Soprattutto, si tratta di un raikkoniano impenitente ma non impertinente.

Infine, le belle persone sono quelle che danno amicizia senza pretendere, semplicemente per il piacere di manifestare attenzione, stima, rispetto e affetto.

Odin è una di queste belle persone e io ho nei suoi confronti un enorme debito di gratitudine.

Bene, qui mi fermo per non commuovermi scioccamente, cosa che a noi anziani capita spesso e volentieri.

E adesso...

ODIN'S REPORT

"E venne il giorno della visita al Museo Casa Enzo Ferrari a Modena con il Nume.

Atteso come nell’infanzia si attendono le Feste.

Anche se, col passare del tempo, un poco di maggior tensione iniziava a manifestarsi.

Superata l’impasse temporale della scadenza espositiva inizialmente posta per la fine Ottobre, ora rinnovata fino alla fine Dicembre, aleggiava una diversa preoccupazione.

Prima del sottoscritto erano infatti passati Rhodes, Tornadorosso, Mazgiorg, Il Barone Argentato e Nelson66.

Era forte il sospetto, viste le personalità descritte,  che la rapina del secolo del Glasgow-Londra  venisse soppiantata da qualcosa di ancor più remunerativo.

Perché quelle viste il 07/11/2013 (e il 7 non sarà un caso …) nella mostra denominata Grand Prix, e curata dall’ ex-Ferrari, Giovanni Perfetti (nomen omen)  non sono pezzi automobilistici assemblati per formare una vettura, per quanto sportiva.

Sono pezzi unici.

Ogni singola monoposto è composta da una miriade di pezzi dove ciascuno è espressione di un’impegno dell’ingegno umano volto al superamento di una barriera della conoscenza. Un rivetto, la ventola, il sostegno dell’alettone etc. etc. sono lì per servire il pilota a trovare il limite massimo.

Ovvero per vincere.

Quindi la frase di Enzo Ferrari “ogni vettura è come un figlio” riecheggiata nella volta della casa madre tornata ora di Suo utilizzo, è efficacemente indicativa dell’impegno richiesto e profuso dall’uomo nel raggiungimento di questo obiettivo, ingegneristico e sportivo.

E allora, di fronte a questi inestimabili pezzi unici svelati  passo dopo passo da Leo Turrini in persona che ci incolla la Storia addosso,  non resta che una sola possibilità : emozionarsi.

Fortuna, e una rilevante dose di gentilezza del Nume,  ha permesso che con il sottoscritto ci fosse anche un profondo conoscitore del mondo automobilistico  (ma anche dell’universo Springsteeniano….) il romano per cui esiste un solo Capitano,  Jhonny99.

Che infatti si è presentato con un curioso libro, “Totteide” che viste le magre fortune rossonere del periodo, finirò certamente per leggere.

Ma passiamo all’esposizione, dove colpisce già al primo passo una Mercedes W196  con  ruote coperte e dal mantello argento appoggiato sul corpo vettura con linee così morbide da richiamare l’idea di un tessuto da Haute Couture.

Ora ecco sotto gli occhi l’Alfa Romeo 159 che fu oggetto del matricidio del giovane Enzo Ferrari e subito dopo la rinominata Lancia Ferrari D50. E un pensiero, frenare con quei tamburi ….

La Porsche 804 con la ventola del raffreddamento (ma senza alettoni,  forse una nuova frontiera per Newey),   la Lotus Climax 33 (in verde Catheram) e la BRM Cooper T86B  in cui alloggia un motore Maserati.

Poi la Tecno Goral bolognese con un incredibile 12 cilindri fatto in casa (ed un fascio di collettori di scarico degno delle anguille ferraresi).

Le Ferrari ! con la 312 T4 di Gilles a monopolizzare anche il respiro. E quasi intuisci anche la voce dell’Ing. Forghieri .

Ma c’è anche l’Alfa Romeo 183T nr. 22 di De Cesaris, incredibilmente intatta !

Ora la Williams  FW15D nr. 2 . E l’occhio cade sul cockpit del pilota … dannazione.

Quindi una nuova arrivata, la Minardi del periodo Stoddart.

Infine le vetture guardate con particolare curiosità : la Ligier Ford JS11 di Laffite.  Splendida nella sua livrea azzurra. Elegante e leggera (all’opposto delle Gitanes, se ben ricordo…). Anche il retrotreno sembra votato alla semplicità e purezza degli spazi. Meritava di più,  come  il suo titolare Jacques Laffite che ho molto apprezzato in passate telecronache.

E la Renault RS 14 che rappresenta  la sfida al motore aspirato  con un rapporto di equivalenza in cm3  che sembrava inaffrontabile : 3000 gli aspirati 1500 il Turbo.

Sfida vinta a suon di frustate di potenza che  piloti (che gente !) superbi riuscivano a domare.

Qualcuno anche a far vincere in un circuito (Montecarlo) che “è come voler girare con la bicicletta nel salotto di casa” (cit. Piquet Sr.) .

Lui era Gilles Villeneuve.

Fatelo girare forte quel Turbo Ferrari, il prossimo anno che i Piloti capaci li abbiamo.

E uno in particolar, ci dice il  Nume con vincolo di segretezza assoluta (anche sulla quantità di Vodka immessa in bicchieri per l’acqua dalle dimensioni americane)   è arrivato in queste ore a Maranello  a provare il nuovo sedile.

Tu chiamale se vuoi, casualità.

Grazie Nume, grazie Johnny99 ed un finnico saluto a tutti :- )

Odin

 

 

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