Profondo Rosso

Il Pagellone dell’anno: a Vettel un bel…13

Qui si tratta di far venire marzo.

Dunque, a noi.

Confrontiamoci sul Pagellone dell'anno.

Mica pizza e fichi.

Doverosamente, si parte dal Bibitaro Magnum.

Faccio fatica a trovargli un difetto.

Potrei dire che non fu elegante, Vettel, quella volta contro Webber in Malesia, se non ricordo male.

Potrei dire chenon suona bene dichiarare, con implicito riferimento ad Alonso, 'ah, ma io manco correrei, se dovessi battermi per un quinto posto'.

Perchè poi magari ti capita (vedi Schumi 2005) e paradossalmente la tua vera grandezza la si coglie in quel frangente, non quando guidi un missile.

Potrei dire che il troppo stroppia e in effetti in autunno i trionfi del tedeschino non interessavano manco più i registi tv, che hanno smesso di inquadrarlo dopo due giri.

Tutto ciò premesso, siamo, onestamente, sulla soglia della perfezione assoluta.

Non ricordo, nell'arco del campionato, errori gravi da parte di Seb. Nemmeno quando, facciamo fino al cuore dell'estate, la pagnotta doveva, almeno talvolta, sudarsela.

La magnificenza ostentata sul giro secco, in qualifica, rimanda direttamente ad Ayrton.

Il talento è assoluto.

L'albo d'oro parla per lui.

Come voto gli affibbio un 13, perchè 10 sarebbe troppo poco.

Eppure, eppure.

Io ho l'impressione, da vecchio guardone degli autodromi, che paradossalmente il Bibitaro Magnum sia MENO popolare oggi di un anno fa.

Perchè se un titolo te lo guadagni soffrendo (Schumi del 2000 e del 2003, per capirci), ecco, il tuo indice di gradimento sale.

Se te lo prendi guidando con il gomito di fuori (vedi Schumi2002 e 2004) invece all'applausometro scendi.

O mi sbaglio?

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