Profondo Rosso

La Cina con gli occhi di Schumi

Guardando verso la Cina, mi fa piacere recuperare un ricordo che credo di aver già illustrato in questa sede.

L'ultima vittoria di Schumi.

Io credo che ci siano, nella vita di ognuno di noi, eventi simbolici.

Magari ne comprendiamo il significato recondito solo 'dopo'.

Forse andò così anche quella domenica a Shanghai, nel 2006.

Era una giornata tipicamente schumacheriana.

Meteo misto.

Asfalto asciutto e asfalto bagnato.

Le circostanze che cambiano con impressionante rapidità.

La necessità di gestire gli automatismi con l'immediatezza che è figlia di meccanismi mentali controllati dall'istinto.

In questo, Michael è stato persino, forse, più grande di Ayrton.

Poichè aveva già annunciato ufficialmente il suo primo ritiro, quella sera in hotel venni circondato da uno stuolo di cinesi incuriositi.

Avevo ordinato un orrendo tramezzino farcito, temo, di carne di cane.

Mi attorniarono e mi dissero, con la rituale eleganza dei modi: ma perchè uno ancora così bravo abbandona l'attività?

Uno mi disse: è come se il compagno Mao si fosse dimesso dopo la Lunga Marcia, invece di restarsene al potere.

Risposi che non sempre i leader comunisti andavano presi come esempio, però per non turbare la serenità di nessuno mi affrettai furbescamente a precisare che il Grande Timoniere certamente aveva avuto ragione (a restarsene al timone, appunto).

Allora, 2006, pensavo che Michael avesse invece visto giusto, scegliendo di staccare la spina.

Oggi, quasi dieci anni dopo, ho cambiato idea.

Fu un errore.

comments powered by Disqus