Quel che mi manca di Ratzenberger
Sfuggire alla alta marea delle commemorazioni per il Ventennale delle tragedie di Imola non si può.
Non foss'altro per una questione di memoria personale, sono coinvolto anche io, tra giornali, libro (e ancora ringrazio per il successo da voi propiziato, tra l'altro da oggi 'In viaggio con Ayrton' è disponibile pure nelle edicole, in veste arricchita), Sky, Zoff, le belle iniziative di F1Passion al circuito, eccetera.
Ovviamente forte è il rischio della retorica, figlia di una routine dettata dalle esigenze post moderne: importante, io credo, è che sia sincero il sentimento.
Capiterà di parlarne ancora, in questi giorni.
E a me viene in mente Roland.
Sapete, dice la Bibbia che chi salva una vita salva un mondo.
Ho sempre pensato, simmetricamente, che una vita perduta è la perdita di un mondo.
In questo caso, il mondo di Ratzenberger.
Talvolta, sentendo scorrere il tempo tra le vene, accusando i colpi di una esistenza che non sempre è come la vorremmo, ecco, talvolta mi sono chiesto cosa avrei scritto e raccontato e narrato se Roland fosse riuscito a coronare i suoi sogni. Se fosse diventato un campione.
Quanto spreco di felicità si annida tra le curve del Destino!
Non sono mai riuscito a separare le immagini delle vittime di Imola94. So bene (inutile essere ipocriti) che a livello popolare Imola94 significa Senna. So bene (ed è inevitabile, intendiamoci) che nei pensieri delle masse resiste e persiste la figura di Ayrton. Molti, ancora legittimamente, nemmeno rammentano il sabato, lo schianto di Roland, eccetera. Ratzenberger who?, mi chiese una volta una signorina inglese ascoltando una mia conferenza.
E' un po' come quando parliamo di una strage mafiosa: Falcone ce l'hai nel cuore e nella testa, ma onestamente i nomi e i cognomi degli agenti morti con lui ti scivolano via.
E' l'insopprimibile crudeltà della Storia, dicono.
Eppure, mi sarebbe tanto piaciuto appartenere ad una dimensione diversa, parallela. Incrociare Ratzenberger una sera in un bar, magari a Suzuka, e poi stare lì a chiedergli come si era sentito nel giorno del primo Gran Premio vinto, cosa aveva provato sorpassando Berger in fondo alla Eau Rouge o attaccando Alesi alla chicane fuori dal tunnel di Montecarlo.
Ci sono istanti in cui immagino che mi risponda.
'La vita non è fatta di respiri. La vita è fatta di momenti che ti tolgono il respiro' (Angelo Dundee)