Profondo Rosso

A proposito di Prost

Quando ero giovane, mi capitò di conoscere Gino Bartali, il grande asso del ciclismo al quale avrei poi dedicato, anni più tardi, un libro.

Mi colpì molto una sua frase che suomava così: 'Vedi, il fatto che purtroppo Coppi sia morto giovane ha inevitabilmente ingigantito il suo mito. E più cresceva il rimpianto per lui più si attenuava l'attenzione per i miei meriti. Non è giusto, ma lo capisco'.

Credo sia accaduta la stessa cosa a proposito di Prost, all'indomani della tragedia di Imola.

Mi spiego.

Alain è stato un fuoriclasse del volante. Lo dicono le cifre e lo conferma la memoria di chi ha partecipato all'affascinante epopea di un Dualismo micidiale.

Il Professore francese, tra i contemporanei di Ayrton, fu l'unico a reggere il confronto. Secondo me era, alla fine della fiera, un filo meno veloce, ma non c'è dubbio che anche il suo talento fosse enorme.

Del resto, sin dalle suggestioni della mitologia greca, un eroe, per essere tale, ha bisogno di avere, di fronte, un rivale dello stesso spessore. Magari diverso per caratteristiche, ma identico nel furore delle motivazioni. Era così per Achille e Ettore, è stato così per Muhammad Alì e Joe Frazier sul ring, passando per Coppi e Bartali.

A me di Prost pilota piaceva la chirurgica precisione nella interpretazione del mestiere. Mi garbava meno la sua propensione a ricorrere all'arma della 'politica' per ribaltare situazioni a lui sfavorevoli. Però ammetto che era un diritto suo giocarsela come meglio credeva. E' vero che Senna era arrivato a detestarne la presunta doppiezza, ma onestamente non è che Ayrton si sia tirato indietro, quando ha ritenuto ricorrere ai colpi sotto la cintura.

Quanto poi al vero sentimento dell'uno per l'altro, forse la riconciliazione finale, che non fu fasulla, fa premio su tutte le asprezze del periodo consumato lottando in pista e dietro le quinte. Cioè la stima reciproca era in realtà fortissima.

Credo che Senna sapesse di essere diventato Senna, nell'immaginario collettivo, anche grazie alla presenza di Prost.

E credo che Prost sapesse che ogni sua vittoria era ingigantita dal fatto che nell'elenco dei battuti figurava il nome di Senna.

E' stata, a prescindere dal doloroso epilogo, una delle storie più grandi che mai mi sia capitato di raccontare.

Altre, almeno nella Formula Uno, non me ne ricordo.

E temo non avrò da ricordarne neppure tra cento anni.

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